Fedriga striglia Di Maio sul confine sloveno: «Deve fare riaprire il traffico alle merci»

Il governatore scrive al ministro degli Esteri, mentre Forza Italia con Tajani porta il caso all’attenzione dell’Unione europea
Palmanova 22 febbraio 2020 Vertice corona virus centro operativo protezione civile © Foto Petrussi
Palmanova 22 febbraio 2020 Vertice corona virus centro operativo protezione civile © Foto Petrussi

Passi la serrata dei confini per quanto riguarda le persone – anche perché, in fondo, era esattamente quello che il governatore aveva auspicato all’inizio dell’emergenza sanitaria –, ma non quella legata alle merci.

La chiusura a catena – cominciata dalla Serbia e arrivata fino alla Slovenia – delle frontiere intra ed extra Schengen ai prodotti italiani, decisa dai Paesi dell’ex Jugoslavia, ha mandato su tutte le furie Massimiliano Fedriga che ha preso carta e penna e scritto al ministro degli Esteri Luigi Di Maio affinché pressi, politicamente, le istituzioni comunitarie e gli altri Stati per arrivare, quantomeno, a una parziale risoluzione del problema.

«Assumere iniziative unilaterali e divisive – ha detto il presidente della Regione –, specie in presenza di una pandemia con pesanti riflessi di carattere economico e occupazionale, appare irresponsabile e scorretto nei confronti di un intero Paese, l’Italia, ma anche di una regione, quale il Friuli Venezia Giulia, che hanno sempre coltivato un rapporto leale e pienamente collaborativo con i Balcani».

Nella lettera inviata alla Farnesina, inoltre, Fedriga è entrato nelle specifiche delle richieste. «Abbiamo l’assoluta esigenza – ha continuato il governatore – di rappresentare a Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina e Serbia la necessità di rivedere le rispettive posizioni assunte in tema di chiusura dei confini.

È pertanto irragionevole acconsentire che si disponga di iniziative sporadiche, non coordinate e, soprattutto, non condivise tra gli Stati. Un tale agire ha come unico esito limitare il transito delle merci e rallentare gli indispensabili rifornimenti alle imprese di ogni nazionalità, necessari a fare fronte all’immanente emergenza. Sono a conoscenza delle iniziative già avviate dal ministro, ma sono certo che non mancherà un risolutivo intervento sulla questione».

Il ripristino delle barriere messo in atto dalle autorità slovene, intanto, sbarca al Parlamento europeo grazie a un’interrogazione presentata dal vicepresidente del Ppe Antonio Tajani attraverso la quale il forzista chiede «quali azioni intende intraprende la Commissione per ripristinare la libera circolazione all’interno del mercato unico».

Una mossa particolarmente apprezzata dalla coordinatrice regionale di Forza Italia Sandra Savino che sin da subito aveva contestato le decisioni del Governo sloveno. «Se la chiusura dei valichi secondari con massi e blocchi di cemento rimanda a un passato che non rimpiangiamo – ha detto l’azzurra –, il divieto di accesso per i nostri camion è una palese violazione di uno dei principi alla base dell’Unione europea. Ringrazio Tajani per aver coinvolto il Parlamento europeo, dato che sino a ora le istituzioni continentali si sono contraddistinte soltanto per un assordante silenzio».

Dura anche la reazione in casa di Fratelli d’Italia per bocca del parlamentare – e segretario regionale – Walter Rizzetto che se la prende sia con la Slovenia sia con l’Austria. «Non siamo nel far west – ha tuonato il deputato meloniano –: ci sono delle regole che tutti dobbiamo rispettare e se qualcuno le viola le autorità europee devono agire di conseguenza, altrimenti la loro funzione perde di ogni credibilità.

Nonostante la palese violazione di Schengen, non risulta sia stata intrapresa alcuna iniziativa dalla Commissione europea per sanzionare gli abusi commessi da Austria e Slovenia che arbitrariamente hanno chiuso i confini con l’Italia. Non neghiamo che si possa ricorrere alla sospensione temporanea della normativa Schengen per l’epidemia legata al coronavirus che stiamo affrontando, ma pretendiamo che vengano rispettate le procedure, notificando le misure assunte alla Commissione. Adempimento che, ad oggi, non risulta avviato dai due Paesi».

Sulla vicenda, quindi, è intervenuto anche il consigliere regionale Claudio Giacomelli, capogruppo in Regione di Fratelli d’Italia per il quale «alla luce dei recenti fatti, è da prendere atto che tutte le misure che avevamo chiesto in altre situazioni, venivano giudicate impossibili oppure addirittura pesantemente antistoriche dallo Stato sloveno e dal centrosinistra regionale, soltanto per mancanza di volontà».

E se l’onorevole di Noi con l’Italia Renzo Tondo – assieme al collega Maurizio Lupi – ha predisposto un’interrogazione specifica a Di Maio, secondo l’ex governatrice Debora Serracchiani «il blocco della circolazione delle merci attuato da vari Stati è un suicidio economico e politico a livello europeo, e fermare i tir alle frontiere non serve a fermare il coronavirus».

Inoltre «per quanto riguarda il Nordest, le misure attuate da Slovenia, ma soprattutto Ungheria e Croazia sono passibili di conseguenze gravissime: serve subito un coordinamento a livello di Governi e di Commissione europea».

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