Fedriga: «Ora la Regione». Rosato: «Fatto il massimo»
UDINE. Nella politica vale sempre l’antico adagio applicato da Julio Velasco per lo sport: «Chi vince festeggia, chi perde spiega». E a stappare lo champagne, ieri, in Fvg sono state le opposizioni alla maggioranza renziana del Pd, a partire da Lega Nord e Forza Italia, due partiti determinanti per la vittoria del No al referendum costituzionale, mentre tra i dem più vicini al premier si mastica a dir poco amaro e nei prossimi giorni si aprirà il periodo della resa dei conti e, appunto, spiegazioni.
«Abbiamo lavorato per istituzioni più moderne e un sistema più efficiente – ha scritto sul proprio profilo Facebook Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera –. Ogni iniziativa l’abbiamo portata avanti guardando sempre all’interesse comune, con amore per il nostro Paese. Con il referendum tutti i cittadini hanno avuto l’opportunità di decidere. Di scegliere il proprio futuro. È la democrazia. Teniamocela stretta».
Esaurita la lunga – ed estenuante – stagione referendaria, adesso, si apre la porta alle decisioni che passano per il Quirinale. Ma per la Lega Nord, alternative, vere e proprie, non ce sono. Il Carroccio vuole andare alle urne e su scala friulana punta già al bersaglio grosso: la Regione.
«Adesso portiamo finalmente gli italiani alle urne con qualsiasi legge elettorale – ha tuonato Massimiliano Fedriga, segretario regionale del partito e capogruppo padano a Montecitorio – perchè resto convinto che anche con il “Consultellum” ci sarà la possibilità di ottenere una maggioranza valida al Senato. I dati in Fvg, poi, rappresentano un dato molto netto che dimostra coma la credibilità di Debora Serracchiani, giustamente, sia scesa a zero.
Abbiamo vinto questa battaglia, ma non festeggiamo ancora. Festeggeremo quando riusciremo a dare risposte concrete alle difficoltà che stanno vivendo i cittadini: dalla disoccupazione al problema sicurezza, dalla povertà alle tasse. Per questo stiamo costruendo una proposta di governo credibile che affronti in modo serio e costruttivo tutti questi temi».
Entra nel dettaglio, concentrandosi molto sul Fvg, l’analisi di Riccardo Riccardi. «La nostra è una Regione a fortissima trazione renziana nella maggioranza – ha attaccato il capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale – e il voto contro il Governo Renzi si riflette, da noi, anche su quello di piazza Unità.
La bocciatura di questa classe dirigente, che conferma l’onda lunga di questi mesi cominciata a Trieste e conclusasi a Codroipo, è soprattutto nel modo e nel metodo con cui ha governato dal 2013 e poi la maggioranza guidata da Debora Serracchiani. Il dato dell’affluenza alle urne, molto più elevato rispetto alle Comunali, dimostra inoltre che gli italiani e i friulani votano con molta più costanza su grandi temi come questi rispetto alla scelta del sindaco».
Forza Italia era schierata con il No a differenza del Nuovo Centrodestra che, in Fvg, si è affidata soprattutto ad Alessandro Colautti per la campagna elettorale a favore del Sì e che adesso pensa al futuro disegnando una Regione indebolita.
«La Specialità ha perso un’occasione di rafforzarsi – ha mormorato –. Sapevo che sarebbe stata dura, considerato come il fronte del No fosse composto dalla stragrande maggioranza dei partiti. E mi pare evidente che questo sia stato un voto politico, contro il Governo e il presidente del Consiglio trainato dagli stessi partiti anche se, onestamente, non mi sarei aspettato un distacco così elevato. Quanto alla Regione, poi, penso che sia stato confermato il trend delle amministrative. Serracchiani? Credo si confermi il distacco della sua persona dal sistema elettorale regionale, come evidenziato dai voti del 2016».
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