«Fede più forte dopo il ricovero dovuto al Covid»

Luigi Murciano

Luigi Murciano / Gradisca

«Cosa rimane di questa esperienza? Molto. Una fede rafforzata, la gratitudine nei confronti di quanti mi sono stati vicino. E la stima e riconoscenza nei confronti dei sanitari». Don Claudio Valentino Cidin, 67 anni, è ritornato alla piena operatività pastorale nelle comunità di Gradisca d’Isonzo e Farra, di cui è il vicario parrocchiale. Un incubo durato un mese e mezzo prima fra gli ospedali, poi dopo una lunga riabilitazione a Pineta del Carso.

Don Claudio offre per la prima volta la sua testimonianza sull’avvenuto contagio da Covid, che lo aveva costretto dapprima al ricovero a Gorizia e quindi – a causa di un peggioramento del suo quadro clinico – nel reparto di terapia semi-intensiva di Cattinara. Lì è stato l’ultimo a vedere in vita il confratello don Renzo Boscarol. E proprio all’ex parroco di Ronchi don Cidin dedica il primo pensiero. «Ci siamo ritrovati vicini di letto a nostra insaputa – ricorda –.Quella della terapia semi-intensiva è un’esperienza spersonalizzante: trascorrevamo molte ore a pancia in giù, o con i respiratori attaccati: impossibile riconoscerci subito. Solo dopo alcune ore, quando ho chiesto ai sanitari se vi fosse un altro sacerdote della Diocesi nel reparto, mi hanno detto: “È il suo vicino di letto”. Da quel momento comunicavamo con lo sguardo, per darci forza». Sino all’ultimo saluto: «Ci siamo guardati, in silenzio, anche quando Renzo è stato trasferito in terapia intensiva prima di lasciarci. L’ho trovato sereno nello sguardo, e questo mi consola».

Le interminabili ore a letto, don Claudio le ha trascorse pregando. «Ma mai per me stesso. Ho pregato per gli altri malati, per le persone e i volti che mi tornavano alla mente. E per i sanitari, che ho visto spossati da ritmi forsennati. Ne ho toccato con mano non solo la professionalità, ma la tenerezza. Voglio ringraziarli sentitamente, al pari dei tanti che mi hanno dedicato un pensiero: la mia attuale comunità, e quelle dove ho operato in precedenza, i confratelli, le religiose e i laici che hanno pregato per me e don Gilberto (il parroco, anch’egli contagiato nello stesso periodo)».

Don Claudio si è pienamente ripreso. Ogni giorno, attorno alla canonica di Farra, macina chilometri a piedi per mantenere la forma ritrovata. Assicura di non avere strascichi di spossatezza tipici del post contagio. «Mi è andata bene. Quella della sofferenza è una prospettiva diversa, certamente dura, che il Signore ci offre. E che aiuta a comprendere molte cose della vita». —

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