Far luce su delitti e incidenti Ecco come si muove il perito

CODROIPO. Ci vuole l’intuito. Che non sempre basta, però. Ci vuole, soprattutto, un'approfondita conoscenza tecnica. Perché ogni incidente stradale o aereo, ogni delitto, ogni investimento è una storia a sé. Ha una sua dinamica da scoprire e da ricostruire.
Questione di dettagli, di particolari. Ed è proprio la ricerca della verità, attraverso l’attività scientifica unita a quella giudiziaria, alla base del lavoro dell’ingegnere Giuseppe Monfreda, codroipese, 46 anni.
L’obiettivo a cui tende in ogni consulenza. Nel 2007 ha aperto il suo studio in città. E da allora sono state 750 le pratiche che gli sono state affidate dalla magistratura o dalle parti in causa.
Sopralluoghi, studio della documentazione, calcoli, ricostruzione della scena del crimine con l’ausilio di attrezzature dedicate e software sofisticati. Un lavoro che dura settimane. E che è stato decisivo nella risoluzioni di omicidi di rilevante impatto mediatico. Come il caso Sabotig.
Con l’ingegnere Paolo Reale, al suo fianco come perito di parte della Procura anche nel doppio omicidio dei fidanzati Teresa Costanza e Trifone Ragone di Pordenone, ha lavorato, come perito della parte offesa, alle indagini sull’omicidio di Daniela Sabotig, di Montenars, trovata morta in una scarpata in val di Ledro nella notte fra il 4 e il 5 febbraio 2013 in quello che in un primo momento era sembrato un incidente stradale. Monfreda ha messo a disposizione la sua esperienza per dimostrare che la farmacista friulana non era deceduta in un sinistro, ma era stata uccisa dal compagno Ivan Zucchelli. «Non si procede per indizi – dice afferma Monfreda –, ma sulla base di elementi tecnici riscontrabili nella scena del crimine i quali consentono di dare delle spiegazioni scientifiche nella ricerca». La consulenza dell'ingegnere codroipese è stata richiesta anche in diversi incidenti stradali. L’ultimo, quello mortale accaduto a Morsano al Tagliamento, lo scorso 6 novembre dove persero la vita una bambina di 5 anni di Pramaggiore e una mamma di Varmo. Ha seguito il sinistro sulla ss13, nell'agosto 2014, in cui rimasero vittime madre e figlio e l'incidente avvenuto a Gemona, nel giugno dello stesso anno, in cui morirono tre giovani.
«Per ogni sinistro – continua Monfreda – c’è uno studio specifico dove ci si può avvalere di rilievi tridimensionali con strumenti di fotogrammetria o con l’utilizzo di un drone. In ogni caso è fondamentale la collaborazione con le forze dell’ordine, con cui si lavora in modo congiunto».
Sta seguendo casi in Sardegna, Toscana ed Emilia Romagna, Monfreda, che partecipa anche, all'ordine degli ingegnere di Udine, ai lavori della commissione ingegneria forense. «In Fvg – conclude – rispetto alle altre Regioni c’è un alto numero di incidenti mortali. Questo perché le strade sono ben tenute e “invogliano” a correre. Molti di questi sono determinati dalla distrazione dovuta nel 95% dei casi all’uso del cellulare prima causa negli investimenti in città e nelle fuoriuscite autonome».
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