Fanghi dai dragaggi della laguna Sequestrato l’impianto Gesteco

I carabinieri Noe: per la gestione non veniva seguita la procedura prevista dalla legge E la difesa: norma recente, adeguamento immediato, nessun problema ambientale

grado. L’impianto Gesteco (società che ha sede legale a Udine) di Monfalcone messo sotto sequestro. Una denuncia per l’ipotesi di reato di gestione illecita di rifiuti non pericolosi per il legale rappresentante Graziano Luci. Sono i risultati di un’indagine dei carabinieri del Noe (il Nucleo operativo ecologico) e della Procura della Repubblica di Gorizia riguardante la gestione dei fanghi di dragaggio provenienti da opere di scavo dei canali lagunari del Comune di Grado (Gorizia).

In sintesi, come si legge in una nota diffusa ieri dal comando di Udine del Noe, «la società oggetto d’indagine ometteva di gestire il rifiuto costituito da fanghi di dragaggio secondo quanto previsto dall’articolo 184 quater del decreto legislativo 152 del 2006, non effettuando le analisi tecnico-analitiche previste e non trasmettendole agli enti competenti, né seguendo la procedura di dettaglio individuata dalla norma sopra richiamata; gestendo, ciò nonostante, i materiali in uscita impianto come prodotti, mentre gli stessi continuavano a mantenere la qualifica di rifiuto». L’attività investigativa dei militari guidati dal capitano Fabio Di Rezze è cominciata circa due anni fa. Tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 c’è stata una prima richiesta di sequestro che è stata rigettata dal Gip del tribunale di Gorizia. Vi era stato diniego anche in Appello. Ma poi la Corte di cassazione, terza sezione penale, ha accolto l’impostazione originaria della Procura individuando la procedura corretta da applicare per la gestione dei fanghi in quella dettata dal già citato articolo 184. La Suprema corte ha dunque rimandato gli atti al tribunale di Gorizia. Quest’ultimo, successivamente, ha disposto il sequestro preventivo – che è stato eseguito a metà ottobre – «dell’intero complesso aziendale di Monfalcone, nonché di rifiuti costituiti da fanghi di dragaggio, ivi stoccati, pari a circa 7.500 metri cubi e di sette mezzi d’opera, per un valore complessivo di circa 2.500.000 euro (gli autocarri sono stati dissequestrati)».

«Il punto è che l’articolo 184 quater del Testo unico ambiente che regola l’utilizzo dei materiali di dragaggio – chiarisce l’avvocato Vincenzo Pellegrini, socio dello studio legale Bma di Treviso che segue Gesteco – è una norma piuttosto recente che l’azienda non riteneva di dover applicare, anche perché già agiva nel rispetto dell’autorizzazione espressa rilasciata dalla Regione. Quando la Procura ha sollevato il dubbio che l’articolo 184 quater dovesse andare ad integrare le norme precedenti è stata la stessa Gesteco a chiedere alla Regione di inserirlo nell’autorizzazione e, naturalmente, si è adeguata. Va anche sottolineato che l’autorizzazione regionale è sempre stata rispettata in tutte le sue parti, anche quelle che prevedono le analisi. Mancava invece, solo per fare un esempio, la preventiva comunicazione all’Arpa (Agenzia regionale per l’ambiente) 30 giorni prima del trasporto, ma appunto c’è stato pronto adeguamento. Non vi sono questioni ambientali, dunque. E soprattutto per questo motivo confidiamo nell’accoglimento della richiesta di dissequestro, visto che non c’era alcuna volontà di agire difformemente». —

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