Falsa testimonianza, legale condannato

UDINE. Un anno e mezzo di reclusione, pena sospesa. E, per lo stesso periodo di tempo, interdizione dall’esercizio della professione. È terminato così, nel tardo pomeriggio di ieri, il primo grado del processo che vedeva imputato l’avvocato udinese Giovanni De Nardo, 36 anni, per concorso in falsa testimonianza e favoreggiamento.
La pubblica accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto Raffaele Tito, aveva chiesto due anni. Mentre la difesa, sostenuta dall’avvocato Maurizio Miculan, si era pronunciata per l’assoluzione o, in subordine, per la non punibilità.
Il giudice monocratico Roberto Pecile, nel dispositivo, ha precisato che la condanna si riferisce solo a una delle due persone che, secondo le accuse, sarebbero state indotte dal legale a dire il falso, sotto forma di espressioni come “Non ricordo”. Mentre per l’altra persona De Nardo è stato assolto, visto che il suo consiglio non sarebbe stato accolto e la testimone avrebbe comunque detto la verità di fronte al giudice.
Ma facciamo in passo indietro e cerchiamo di capire come è nato questo procedimento giudiziario. L’avvocato De Nardo si era visto muovere le due accuse circa tre anni fa, nel 2012. A quel tempo difendeva un poliziotto udinese finito a dibattimento per presunti episodi di spaccio di piccole quantità di hascisc e cocaina collocati tra 2008 e 2009.
In una delle udienze programmate per chiarire la posizione dell’agente (che all’epoca prestava servizio a Gorizia e ha poi patteggiato sei mesi di reclusione con la sospensione condizionale e ora non indossa più la divisa, ma ricopre ruoli civili) era prevista l’audizione di sei testimoni dell’accusa.
Secondo le ricostruzioni effettuate in tribunale, pochi giorni prima di comparire di fronte al giudice due di loro, entrambi assuntori di stupefacenti, si sono recati nello studio dell’avvocato De Nardo «per concordare una versione dei fatti parzialmente diversa da quella descritta ai carabinieri durante la fase delle indagini», secondo l’accusa per “alleggerire” la posizione del poliziotto. A parere della difesa, invece, si è trattato «di un incontro per chiarire i meccanismi con cui si sarebbe svolto il processo».
Prima della requisitoria del pm e dell’arringa del difensore, ieri pomeriggio, ha preso la parola lo stesso avvocato De Nardo: «Sono stato accusato ingiustamente di un reato che non ho mai commesso e ne sopporto le conseguenze da quasi tre anni».
Il procuratore aggiunto Tito ha più volte sottolineato che «Ci sono due testimonianze che combaciano ed entrambe dicono che l’istigazione a dire “Non ricordo” è giunta dall’avvocato». Maurizio Miculan, da parte sua, a più riprese ha sottolineato «le discrepanze tra le dichiarazioni dei due testimoni dell’accusa ritenuti, per questo, non attendibili». La difesa ricorrerà in Appello.
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