Ex mobilificio Julia: a rischio il futuro di 40 dipendenti

La proprietà ha chiesto il concordato preventivo. Ma c’è una possibilità di salvataggio con l’affitto dell’azienda

BRUGNERA. La Leokam di Brugnera, già Julia arredamenti, è in crisi: in ballo una quarantina di posti di lavoro.

L’azienda, di cui è amministratore unico Emilio Rigo, ha presentato richiesta per l’ammissione alla procedura di concordato preventivo, riservandosi di presentare proposta, piano salva-impresa e documentazione entro i termini che saranno fissati dal tribunale.

La carta da giocare per la salvezza, comunque, sembra esserci: l’ipotesi è quella dell’affitto d’azienda, che consentirebbe anche la salvaguardia di parte dell’occupazione. Da ricordare che alcuni dei 40 dipendenti stanno usufruendo della cassa integrazione. Come si legge sul ricorso presentato dallo studio legale Santini di Pordenone, «coi lavoratori sono in avvio trattative sindacali, in vista dell’auspicabile prosecuzione del rapporto lavorativo di alcuni di questi in un'altra società, di nuova costituzione, ossia la Julia arreda».

Il 28 aprile, è stata infatti formulata una proposta irrevocabile di contratto d’affitto d’azienda. I legali di Leokam hanno precisato inoltre che «non ci sono azioni esecutive in corso: l’imprenditore, avvedutosi dello stato di crisi, ha limitato il protrarsi dell’attività tipica ai danni di creditori, soci e terzi. Inoltre, per quanto noto a organi sindacali e difensore, non sono pendenti istanze di fallimento».

L’intenzione dell’azienda è dunque di «presentare una proposta le cui condizioni possano portare all’approvazione di un concordato preventivo con cessione dei beni, ovvero a un accordo di ristrutturazione del debito».

Che diverse aziende del settore del mobile stiano attraversando momenti difficili, comunque, non rappresenta una novità. In provincia, nel comparto, in sei anni si sono persi circa 5 mila posti di lavoro, di cui un migliaio soltanto nel 2014.

Anche per le imprese venete la situazione non è rosea: la storica azienda del mobile Serenissima di Mansué, primo mobilificio del paese, ha annunciato ai 36 dipendenti la chiusura a fine anno, a causa appunto delle difficoltà crescenti imposte dalla crisi del settore. Sinora l’azienda non aveva fatto grande ricorso agli ammortizzatori sociali, come spiegato dai sindacati, in quanto la proprietà era intervenuta con proprie risorse. I vertici hanno cercato in tutti i modi di risollevare le sorti del sito, investendo, ma dopo anni di risultati infruttuosi s'è deciso di avviare l’iter che porterà alla chiusura.

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