Ex distretto militare, i costi elevati frenano il recupero della struttura

Sacile, gli ultimi crolli hanno riportato l’attenzione su quello che in origine era un monastero. I fabbricati sono diventati il regno di topi e piccioni. Per la riqualificazione servirebbero 10-12 milioni

SACILE. «Un altro crollo nell’ex distretto militare: è un monumento storico di Sacile in caduta libera». Michele Campanile e Adriano Paoluzzi hanno allargato le braccia in vicolo Dal Fabbro, allo sportello Cisl pensionati: la caserma di fronte – vuota dal 1973 – ha il cielo al posto del tetto, dopo il boato di mercoledì notte che ha svegliato i residenti prima delle sirene dei vigili del fuoco di Pordenone

. Pioggia e vento hanno accelerato il crollo interno, di circa 20 metri, delle tegole e delle capriate marce. La facciata in via XXV aprile ha l’intonaco a pezzi.

Nell’ex caserma. Dentro, quando il lucchetto sul cancello messo dal Comune è aperto, si vede la desolazione: eternit, erbacce, piccioni e anche topi. «Una caserma senza truppe in via XXV aprile – è il rammarico di fronte alla struttura fatiscente dell’architetto Maria Grazia Gargan –. L’ex distretto militare, ex convento di Sant’Antonio Abate, ex osservatorio astrofili, ex cinema estivo dovrebbe essere riattato».

Nel palazzo, il set è quello di un palcoscenico abbandonato: pezzi di ferro arrugginiti, assi di legno accatastate, qualche residuo degli antichi fasti sulla scalinata e cartacce.

L’amministrazione comunale è proprietaria dell’immobile che potrebbe valere una fortuna sul mercato: il condizionale è d’obbligo, perché il costo del riatto è elevato.

Le casse del Comune non avevano i 10 milioni di euro necessari qualche anno fa, quando il progetto era abbozzato. Risultato: la zona è degradata, sporca, con aree a forte rischio crollo e un futuro incerto.

Vetri rotti, le zone caldaie hanno le porte fuori asse, balconate a penzoloni, rifiuti e colonne rovinate che fanno pensare all’instabilità delle strutture.

Una volta il monastero di Sant’Antonio Abate, costruito nel 1666, era un’area benedetta costruita nel 1666. Una volta i ventenni venivano a Sacile per i “tre giorni” in visita di leva. Una volta, appunto.

Gli interventi. Nel 2013 c’era stato il cedimento di un tratto del cornicione del chiostro all’ingresso di via Martiri Sfriso: l’intervento-tampone del Comune con 45 mila euro ha messo in sicurezza la corte.

Il divieto di accesso ai locali assegnati alla sezione sacilese dei bersaglieri in congedo, invece, è rimasto, con il “niet” all’uso anche per il cinema all’aperto e l’osservazione del cielo in notturna degli astrofili.

Qualche mese fa, il primo crollo del tetto nell’edificio in vicolo Dal Fabbro, a due passi dalla caserma Slataper, ha acceso la spia sulla sicurezza.

Lo studio di fattibilità del recupero ha previsto una spesa di 10-12 milioni di euro. «Spero che non si svenda con l’alienazione degli immobili pubblici – il consigliere del Pd Gilberto Tomasella ha lanciato l’appello –. Si tratta del patrimonio storico della città».

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