Evasione fiscale, nuovi guai per la Jesse

La titolare di un’azienda di Gaiarine, rinviata a giudizio, si difende: «Controllavano quote e operazioni»

SACILE. È finita a processo per evasione fiscale. La sua società, però, ovvero la Fox di Cessalto, «era satellite della Jesse di Gaiarine», e controllata al 60% dai fratelli Alessandro, Paola e Francesca Jesse.

Giuliana Bassetto, legale rappresentante dell’azienda di verniciatura mobili, respinge le accuse: non ero io a tenere la contabilità, dice tramite il suo legale, l’avvocato Aloma Piazza. Un processo che ha sullo sfondo una delle operazioni recenti più clamorose da parte della Gdf: nel marzo del 2012 le fiamme gialle portarono alla luce un’evasione fiscale da circa nove milioni di euro nell’azienda di Gaiarine. Per quella vicenda, a maggio di quest’anno Alessandro Jesse ha patteggiato una pena di 16 mesi. Lo scandalo travolse però anche la Fox, controllata al 60% dalla famiglia Jesse: l’azienda di verniciatura è stata dichiarata fallita a marzo. Alla legale rappresentante, Giuliana Bassetto, 49 anni, la Procura ora contesta un’evasione fiscale: la donna avrebbe indicato, nella dichiarazione dei redditi relativa al 2008, una voce “ricavi delle vendite” con un importo pari a due milioni e 11 mila euro, “nascondendo” al fisco 441 mila euro. Si tratterebbe di una somma per servizi non fatturati e pagati in nero proprio dalla casa madre, la Jesse. Circostanza che, secondo la tesi difensiva della legale rappresentante, proverebbe la sua innocenza: era un giro tutto interno ai “veri” titolari. Nel novembre 2011 la polizia tributaria della guardia di finanza notificò a Fox Srl il sequestro preventivo delle quote sociali di proprietà dei fratelli Jesse, disposto nell’ambito del procedimento penale che ha coinvolto l’azienda di Gaiarine. Dopo la verifica sui conti della Jesse Spa, le fiamme gialle sono passate a quella della partecipata Fox srl.

L’operazione Jesse, è stata una delle più clamorose degli ultimi anni. In occasione di un blitz eseguito nella sede del mobilificio di Gaiarine, i militari della Finanza trovarono una vera e propria stanza segreta per custodire la contabilità parallela, ovviamente invisibile per il fisco: dentro c’erano cinque casseforti zeppe di denaro e di documenti che rivelavano il “nero” della società. Un vero e proprio archivio gestito da personale dedicato, che doveva restare chiuso ermeticamente nel locale qualora si fosse accesa una lucina rossa sistemata su una cassaforte: la “spia” indicante la presenza della finanza in azienda.

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