Evasione e fatture false, assolto Cumini

Il titolare della ex concessionaria Mercedes era al centro di un’indagine della Gdf per oltre 351 mila euro di imposte non pagate
MERCE SEQUESTRATA DALLA GUARDIA DI FINANZA
MERCE SEQUESTRATA DALLA GUARDIA DI FINANZA

A trascinarlo davanti al giudice monocratico del tribunale di Udine con l’accusa di evasione delle imposte attraverso fatture su operazioni inesistenti era stata era stata un’indagine della Guardia di finanza partita da Milano che aveva scoperto una serie di “frodi carosello”, vale a dire un complesso sistema di emissione di fatture false utilizzato dalle imprese per evitare di pagare le tasse.

Nei confronti di Andrea Cumini, titolare dell’omonima impresa individuale con sede in via San Rocco a Udine (ex concessionaria Mercedes), il pubblico ministero Maria Caterina Pace nel corso dell’udienza che si è tenuta dinanzi al giudice monocratico del tribunale di Udine Mariarosa Persico aveva chiesto una condanna a due anni di reclusione.

Si è concluso invece con un’assoluzione il procedimento a carico del noto commerciante 45enne residente a Nimis, a distanza da cinque anni da quando l’inchiesta è partita.

I fatti contestati si riferivano a documenti per complessivi 807 mila euro, emessi, sosteneva la pubblica accusa, in maniera fraudolenta a fronte di operazioni inesistenti.

Le indagini, avviate nei confronti di una ditta lombarda, si erano estese in Friuli fino alla ditta Cumini, dove i militari delle Fiamme gialle avevano fatto irruzione nel 2010 sequestrando un’enorme mole di documenti.

Così era partito il filone di indagine friulano sulle cosiddette “frodi carosello”.

Stando all’ipotesi accusatoria infatti, nella sua qualità di titolare dell’impresa, Cumini aveva registrato undici fatture emesse fra il 2006 e il 2007 dall’impresa individuale Ara di Riva Adello con sede in San Giorgio su Legnano per l’importo complessivo di 645 mila euro al fine di evadere imposte sui redditi e sul valore aggiunto, oltre ad altre due fatture emesse dalla Top servizi srl con sede a Magenta per 59 mila euro. Così facendo, sempre secondo l’accusa, aveva indicato nel modello unico relativo ai due anni di imposta elementi passivi fittizi di pari importo, detraendo indebitamente 91.166 euro di Iva per il 2006 e di 23.583 euro per l’anno successivo ed evadendo Irpef per 164.236 euro per il 2006 e 46.632 per il 2007, oltre a Irap rispettivamente per 19.373 e per 6.371 euro.

Altro reato che gli veniva contestato era quello di aver emesso, nello stesso periodo, fatture per prestazioni inesistenti per complessivi 121 mila euro intestate alla Top servizi srl e alla Ara di Riva Adello per permettere loro di evadere le imposte.

Ci sono voluti cinque anni per arrivare a una sentenza. Il legale di fiducia di Cumini, Luigi Francesco Rossi, replicando alla requisitoria del pubblico ministero terminata con una richiesta di condanna, ha chiesto l’assoluzione del suo assistito con la formula “perché il fatto non sussiste”.

«L’impianto accusatorio – ha sostenuto l’avvocato Rossi – era in realtà privo di elementi che dimostrassero le accuse. Cumini è finito indagato sulla base di indagini che erano state condotte a carico di altre soggetti».

Prescritti i reati relativi ai documenti del 2006, si è invece arrivati a sentenza per gli altri. Cumini è stato quindi assolto, perché “il fatto non sussiste”.

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