Esercenti, +30% di affari grazie alla zona bianca e all’addio al coprifuoco
Il ritorno alla quasi normalità incide soprattutto sugli incassi di bar, pub e ristoranti. Da Pozzo: è stata determinante la ripresa del turismo con la riapertura dei confini

UDINE. Quanto pesa la fine del coprifuoco? I conti ha provato a farli Confesercenti nazionale lunedì scorso, il giorno del prolungamento a mezzanotte dell’apertura dei locali: un’ora in più che secondo i calcoli dell’associazione, basati sulla realtà di Roma, consente a ristoranti, bar e pub un incremento medio dei fatturati stimato nell’ordine del 15%.
E dove il coprifuoco non c’è più, come in Friuli Venezia Giulia, in zona bianca dal 31 maggio? Marco Zoratti, presidente di Confesercenti Udine e vicepresidente regionale della confederazione, non se la sente di fare numeri, quantomeno sui fatturati. «Cifre – dichiara – mi sento di darne solo sulla richiesta di nuova occupazione, che rispetto ai valori del 2020 registra una crescita stimabile anche nell’ordine del 50%, con picchi molto alti in particolare nel turismo, che nella scorsa estate era ripartito molto più timidamente. Siamo ancora sotto ai livelli del 2020, ma c’è un risveglio che non riguarda solo il mare e la montagna, ma anche le città d’arte».
È proprio il turismo a trainare la richiesta di nuova occupazione, anche con tutte le difficoltà segnalate a più riprese in questi tempi dalle associazioni di categoria, ma anche a fare da volano per i fatturati dell’indotto, dalla ristorazione al commercio. «C’è stata una coincidenza di diversi fattori – commenta il numero uno di Confcommercio Fvg Giovanni Da Pozzo – che hanno concorso a una piena ripartenza del turismo: non solo la fine del coprifuoco, con gli effetti che possiamo percepire a occhio nudo girando per le nostre città, ma anche il fattore meteo e il calendario, che con la riapertura dei confini e il Corpus Domini ci ha riportato frotte di turisti dall’Austria, facendo ripartire le nostre spiagge».
l momento l’analisi può essere soltanto qualitativa: c’è vivacità e si respira ottimismo, con effetti positivi che potrebbero favorire anche una ripresa degli investimenti. Non dimentichiamoci però che in tanti settori del commercio la situazione resta difficile e il ricorso agli ammortizzatori elevato: penso all’automotive, penso alla moda o alle calzature».
Restando nell’ambito della ristorazione e dei pubblici esercizi, però, l’effetto orari è stato senz’altro un fattore decisivo. E non suona azzardato, nel “bianco” Friuli Venezia Giulia, quantomeno raddoppiare a un+30% l’incremento dei fatturati portato in dote dal venir meno del coprifuoco.
Si pensi a locali come i pub, con fatturati quasi esclusivamente serali, tanto che molti avevano preferito addirittura non riaprire piuttosto che richiudere le serrande già alle 10 o alle 11 di sera. Si pensi ai ristoranti, ripartiti dopo un mese di maggio condizionato in negativo non solo dal coprifuoco, ma anche dal meteo, doppiamente penalizzante visto il divieto di pranzare al chiuso che vigeva in zona gialla.
«La svolta – conferma Antonio Dalla Mora, ristoratore e rappresentante Confcommercio per i pubblici esercizi (Fipe) – è arrivata col ponte del 2 giugno: la fine del coprifuoco è stata un fattore importante anche dal punto di vista psicologico: col coprifuoco alle 10 ogni posto vuoto alle 20.30 era destinato a restare tale fino a fine serata, e anche lo spostamento alle 23 non ha cambiato molto. Adesso sì che si è tolto un tappo, c’è entusiasmo e il turismo sta facendo da traino».
Resta però il peso dei mesi perduti, soprattutto aprile e in parte anche maggio, nonostante lo sbarco in zona bianca del 26 aprile: «Il calo dei fatturati è stato pesante – spiega ancora Dalla Mora – e adesso, nonostante la ripartenza, non siamo su livelli superiori alla scorsa estate o al 2019. Da considerare anche che il costo di molte forniture è aumentato. Per ora senza rincari per i nostri clienti, ma non so se sarà così ancora per molto».
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