Elhaida Dani: «Canterò per i giornalisti coraggiosi»

La vincitrice di “The Voice of Italy” sarà a Trieste per il gala del premio Luchetta «In Albania guardavamo di nascosto la vostra tv». Sta per uscire il suo primo Ep

Euforia contenuta - e la signorina non mente, lo si capisce, punto - sebbene a vent’anni ti verrebbe da mangiarti il mondo in un sol boccone quando piove alloro in testa. «No, no, meglio non gasarsi troppo, se parte l’embolo diventi persino antipatica. Mi aiuta pensare a quando non avevo niente ed ero costretta a immaginare». Una predestinata, a cominciare dal nome che mamma e papà scelsero per la pupetta di casa: Elhaida. «È arabo, significa colei che guida».

Ecco, un destino non si costruisce sulla fantasia di famiglia, ma aiuta. La ventenne Dani, albanese di Tirana, canta da dio e in pochissimi anni si è divorata tutti i talent, vincendoli uno dopo l’altro. Ultimo, il “The Voice of Italy” di Raidue mano nella mano di Riccardo Cocciante. «Lo abbiamo conquistato assieme il primo posto, ci tengo a dirlo».

Ora la fase due, quella più appetitosa. Il suo Ep uscirà il 2 luglio. Sette brani fra cui il singolo “Baciami e basta”, scritto apposta per lei da Kekko dei Modà, e “When Love Calls your Name”, by Cocciante, of course. Ai massimi. E apposta la serata live I nostri angeli del premio Luchetta l’ha assoldata, al fianco del più rodato Cristicchi e dell’altro giovane sanremese Maggio. Mercoledì 3 al Rossetti di Trieste. Questo per l’agenda.

- La prima avventura italiana di “Amici” le tagliò le speranze...

«Capita di non essere al posto giusto nel momento giusto. Sporgersi dal balcone è comunque salutare, ogni volta scorgi scenari diversi. Alla fine è esperienza in accumulo. Se mi fossi fermata avrei perso. Invece...».

- Come si vive in Albania?

«Adesso molto meglio. Dieci anni fa non un granché. Ti negavano la conoscenza al di fuori dei confini. Di nascosto ascoltavamo la vostra radio e sempre di nascosto guardavamo la vostra televisione».

- Adesso ha trovato casa in Italia, però. Ed è come l’immaginava?

«È un grande Paese, mi creda. Con i limiti e gli eccessi comuni».

- Kledi Kadiu fu il primo albanese a diventar famoso qui. Adesso lei...

«In patria ci considerano ambasciatori. Chi ha successo altrove serve a ridurre certe negatività, non so se riesco a spiegarmi».

- Perfettamente. Nonostante la carriera breve, quando passeggiava per Tirana la gente le chiedeva l’autografo.

«Mai stata una vip, almeno per come intendete voi il termine. Un’esistenza normalissima la mia. Babbo, mamma, amici, amiche, tanta musica. Cose così».

- Già a sei anni cantava come un usignolo.

«Ascoltavo Mina e Celentano. Mia madre avrebbe voluto fare la cantante, ma suo padre disse di no. E lei obbidì. Con una segreta voglia di riscatto, che riversò su di me. Ora è felicissima».

- Com’è stare dentro la Rai?

«L’apoteosi. A pochi metri dalla Carrà, a fianco di Cocciante, insomma, non è difficile intuire quanta gioia ci fosse nell’aria. E poi io sono fatta così, un’eterna ottimista. Se affronti il mondo col grugno ti va male di sicuro».

- Che c’è di bello nel suo iPod?

«Un misto mare. Rock, jazz, blues. Adoro i singers di colore, i loro timbri possenti, il sound che hanno sulla pelle».

- Il premio Luchetta lo conosceva?

«Onestamente no, ma ho studiato. È una barbarie morire di giornalismo. Canterò per loro».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:luchettamusica

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto