Elezioni, se l’affluenza diventa una sfida

L’obiettivo sarà quello di riuscire a coinvolgere i cittadini in un momento di disaffezione diffusa, molto forte verso la politica

Paolo Mosanghini
Il non voto è un fenomeno in atto da anni che ha condizionato e penalizzato il rito della democrazia (foto d'archivio)
Il non voto è un fenomeno in atto da anni che ha condizionato e penalizzato il rito della democrazia (foto d'archivio)

Pronti, via. Si parte. Depositate le liste che sosterranno i quattro candidati alla presidenza della Regione, la campagna elettorale entra nel vivo.

Massimiliano Fedriga (centrodestra), Massimo Moretuzzo (centrosinistra), Alessandro Maran (Terzo Polo) e Giorgia Tripoli (Insieme liberi) guidano i movimenti politici.

Nessuna novità rispetto a quanto abbiamo anticipato nelle cronache dei giorni scorsi: eccetto confronti interni nei partiti per fare spazio ai candidati, accade da sempre in tutte le competizioni elettorali.

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Nel giorno in cui sono state ufficializzate le liste, il caso ha voluto che si votasse anche per il nuovo segretario del Pd richiamando i simpatizzanti a una discreta partecipazione alle Primarie, processo democratico che caratterizza i dem.

La sfida delle prossime elezioni sarà quella di riuscire a coinvolgere i cittadini in un momento di disaffezione diffusa, molto forte verso la politica.

Una competizione nella competizione non di poco conto. Nelle scorse settimane si è votato in Lazio e Lombardia, il dato dell’affluenza è stato uno dei peggiori, con un crollo verticale che assume un significato politico: al seggio sono andati più o meno quattro elettori su dieci.

Il non voto è un fenomeno in atto da anni che ha pesantemente condizionato e penalizzato il rito della democrazia. È compito ora dei quattro competitor appassionare gli elettori al dibattito e indurli a entrare nelle cabine elettorali.—

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