Elezioni regionali 2018, la grande fuga dei sindaci

Dopo la bocciatura della legge elettorale sarà corsa alle dimissioni per entrare in lista. Ecco la mappa degli aspiranti "regionali"

UDINE. Il naufragio della riforma della legge elettorale rimescola lo schema di gioco in vista delle Regionali, almeno per quanto riguarda i sindaci-candidati.

I primi cittadini dei Comuni sopra i 3 mila abitanti dovranno infatti dimettersi 90 giorni prima del voto per provare a conquistare uno scranno a piazza Oberdan. La situazione? Variegata e ampia con l’impressione, però, che il mantenimento dello status quo faccia storcere il naso più alcuni ambienti di centrosinistra che quelli di centrodestra.

Nessun vincolo

Il toto-candidature, perché di questo si parla, semplici ipotesi, disegna innanzitutto uno scenario di “papabili” che, essendo sotto la quota dei 3 mila abitanti, potranno correre, nel caso, senza patemi. Esempi di questo tipo, a centrosinistra, sono i nomi del sindaco di Pontebba Ivan Buzzi (scadenza mandato nel 2019) e di Malborghetto Boris Preschern (2019). A destra, invece, troviamo un componente del triumvirato dei sindaci ribelli, cioè il primo cittadino di Forgaria nel Friuli – che tra l’altro termina il mandato nella prossima primavera – Pierluigi Molinaro, così come quello di Santa Maria la Longa Igor Treleani (2019), di Cavasso Nuovo Emanuele Zanon (2019), oltre a Marco Lenna (Forni di Sotto, 2019). Nel caso in cui la lista autonomista guidata da Sergio Cecotti dovesse vedere la luce, inoltre, non ci sarebbe alcun vincolo né il primo cittadino di Mereto di Tomba Massimo Moretuzzo (chiude nel 2019), né per quello di Carlino Diego Navarria (2019).

Dimissioni senza effetto

Esiste poi una pattuglia di sindaci che va a scadenza naturale nel 2018 per cui le dimissioni 90 giorni prima sono, nella sostanza, prive di grandi effetti. È questo il caso, ad esempio, del sindaco di Udine Furio Honsell a centrosinistra, così come del bersaniano Pietro Del Frate (San Giorgio di Nogaro). Detto di Molinaro, quindi, lo stesso discorso si può fare a centrodestra per il forzista Renzo Francesconi (Spilimbergo) e l’esponente di Fratelli d’Italia Marco Zanor (Martignacco).

Problemi a centrosinistra

Nel campo progressista i nodi da sciogliere non sono banali, visto il “peso” di alcune amministrazioni. Tre tra i sindaci più vicini a Debora Serracchiani, ad esempio, dovranno obbligatoriamente lasciare il Comune se vorranno puntare alla Regione, due dei quali, tra l’altro, in ampio anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato. Stiamo parlando, nella fattispecie, di Francesco Brollo (Tolmezzo, 2019), Francesco Martines (Palmanova, 2021) e Cristiano Tiussi (Bagnaria Arsa, 2021).

Problemi a centrodestra

L’inghippo principale, considerata la dimensione, del Comune, a destra, riguarda il destino del sindaco di Sacile Roberto Ceraolo (scadenza 2019), al pari di quello di Fiume Veneto Christian Vaccher (2019). E se il primo cittadino di Gemona Paolo Urbani (scadenza 2019), ha già annunciato le dimissioni in anticipo, è probabile che la stessa strada venga compiuta da Piero Mauro Zanin di Talmassons (2019). Da verificare, poi, le posizioni di altri potenziali candidati come Ivo Moras (Brugnera, scadenza 2019), Mario Anzil (Rivignano-Teor, 2019), Daniele Moschioni (Corno di Rosazzo, 2019, ma attenzione anche al vicesindaco Loris Basso), Luca Mazzaro (Pagnacco, 2019) e in casa autonomista Markus Maurmair (Valvasone-Arzene, 2020).

Ex amministratori

Nel calcolo generale dei potenziali candidati, infine, c’è una manciata di ex sindaci che ha chiuso l’esperienza amministrativa e che può liberamente concentrarsi sulla campagna elettorale. Ettore Romoli – sempre che non vada in Parlamento –, Renato Carlantoni – ex sindaco di Tarvisio – oltre al leghista Mauro Bordin, fino al 2016 primo cittadino di Palazzolo dello Stella. Altri? Probabile la corsa di Roberto Cosolini, da verificare quella del latisanese Salvatore Benigno.

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