Edilizia, crisi senza fine Calano aziende e operai

Timidi segnali di ripresa all’alba del 2016. Ma per il comparto edilizio isontino il 2015 è stato ancora un anno di sofferenza. A testimoniarlo sono i dati della Cassa edile di Gorizia, che evidenziano indicatori negativi sia per quanto riguarda il monte ore lavorato, sia per il saldo occupazionale che per il numero di imprese attive nel settore. «Non abbiamo centrato evidentemente la ripresa, anche se qualche segnale di controtendenza per i primi mesi del nuovo anno non manca», commenta Andrea Di Giacomo, segretario provinciale della Feneal-Uil.
Lavoratori e imprese
I report della Cassa edile isontina conferma il netto calo nel numero di ore lavorate, passate dalle 1.051.543 del 2014 alle 973.841 dell’anno passato (-7,39 per cento). Conseguentemente, sono diminuiti sia il numero di occupati (da 1.012 a 979) che il monte complessivo dei salari, passato da oltre 11,3 milioni di euro a 10,6 milioni: ogni operaio ha lavorato mediamente a semestre 497 ore, contro le 519 del 2014. Piuttosto netta anche la contrazione del numero medio delle imprese attive, che dalle 237 di due anni fa sono diventate oggi appena 219 (-7,59 per cento). Tra i dati positivi, al contrario, da registrare la diminuzione delle ore complessive di cassa integrazione erogate (-16,79 per cento).
Addio alle grandi aziende
«Il nostro tessuto è composto quasi totalmente da aziende medie e piccole - spiega Di Giacomo -. Ormai le grandi imprese attive nel comparto nella nostra provincia si contano sulle dita di una mano: la Edilfognature è dovuta passare attraverso la riduzione del personale, che non è comunque stata sufficiente a garantire pieno rilancio all’azienda. E di recente pure la Sei Costruzioni, fallita, è stata costretta ad alzare bandiera bianca». Le piccole imprese, che hanno a disposizione da uno a cinque operai, sono la stragrande maggioranza: in tutto sono 209, contro le 51 della fascia 6-10, le quindici aziende che impiegano dagli 11 ai 25 operai e le sole sei che ne hanno alle dipendenze più di 25.
Meno lavoratori stranieri
A testimonianza della difficoltà del comparto, continuano progressivamente a calare i lavoratori stranieri, passati dal 45,63 per cento del 2014 al 41,76 per cento dell’anno scorso. La “delegazione” più nutrita è composta dagli operai di nazionalità bosniaca e serba: in tutto sono ben 299 sul totale di 740 lavoratori stranieri impegnati nelle ditte edili dell’Isontino. Ampia anche la rappresentanza macedone (111 addetti), così come quella albanese (105), che pure è andata sempre più assottigliandosi nel corso degli ultimi anni.
Le prospettive
«Il settore privato è in grande crisi, con sempre meno nuove costruzioni e ristrutturazioni: purtroppo in questo senso manca la cultura della riqualificazione, che potrebbe dare nuovo slancio al comparto», spiega il segretario della Feneal-Uil. La luce in fondo al tunnel ancora non si vede, ma qualche timido cenno di riscossa non manca: negli ultimi tre mesi rilevati (novembre, dicembre e gennaio) gli indicatori sono in gran parte positivi, con un netto miglioramento su base tendenziale sia per quanto riguarda il monte delle ore lavorate che il numero di addetti. «Ci sono segnali di controtendenza, anche se la ripresa è ancora lontana - riprende Di Giacomo -. La speranza è che grandi opere in partenza come il polo intermodale di Ronchi possano dare una scossa al comparto».
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