Ecco i 185 Sindaci con cui rinacque la democrazia in Friuli

MARIO BLASONI. Hanno attraversato una fase breve, ma imprescindibile della rinascita della democrazia in Italia. E oggi sono praticamente dimenticati. Parliamo de I Sindaci della Liberazione, ai quali due ex colleghi, Giannino Angeli di Tavagnacco e Amos D'Antoni di Basiliano, entrambi pubblicisti di lungo corso, hanno dedicato una ricerca che, per la novità dell'argomento e per il modo di accostarsi allo stesso, appare originale e stimolante. La pubblicazione, promossa dall'Associazione già Sindaci del Friuli Venezia Giulia, sarà presentata venerdì, alle 17, nel salone di palazzo Belgrado, dallo storico Fulvio Salimbeni.
Il lavoro di Angeli e D'Antoni riguarda i 185 Comuni della provincia di Udine com'era nell'anteguerra e anche dopo (quella di Pordenone fu istituita solo nel 1968). E non poteva essere altrimenti, visto che anche oggi - che tanto si discute di riforma del settore - quando si parla del Friuli storico si intende praticamente quella che era la “grande provincia” udinese. D'altro canto lo studio dei due autori non manca di allargare il discorso sull'Italia della ricostruzione postbellica, sulle conquiste democratiche (per la prima volta sono ammesse al voto anche le donne!) e tocca tanti altri punti tra cui - come rileva nella prefazione Salimbeni - «il problema del rapporto con le autorità amministrative alleate, finora scarsamente studiato».
Il libro, apprezzabile anche per la bella copertina di Arrigo Poz sulla ripresa delle istituzioni (il tricolore risorge dalle macerie e abbraccia la Regione), prende il discorso alla lontana, partendo dalla nascita delle autonomie locali fin da tempi remoti. Poi entra nel vivo quando si arriva alla fine della seconda guerra mondiale e compaiono i Sindaci “provvisori”, cioé quelli indicati dai Cln e nominati dal Governatore militare alleato tramite i prefetti. Si comincia “indicativamente” nell'ottobre '45. Le prime elezioni comunali si terranno dal marzo '46 al luglio '47. E' un momento delicato per il Paese. Si prepara il referendum monarchia-repubblica; a Roma in 18 mesi si susseguono sei governi (Bonomi, Parri e quattro De Gasperi), Saragat rompe coi socialisti di Nenni e fonda il Psli; a Udine Tessitori lancia i primi appelli per la Regione autonoma.
Nel minuzioso elenco dei 185 “Sindaci provvisori” troviamo molti sconosciuti che dopo pochi mesi sono scomparsi dalla circolazione, ma anche personaggi noti, che hanno fatto da garanti con il loro nome e in alcuni casi hanno proseguito nella carriera politica. Per esempio, Giovanni Cosattini a Udine, Luciano Fantoni a Gemona, Giovanni Brosadola a Cividale, Pietro Tonchia a Tarcento, Zeffirino Tomé a Casarsa, due uomini di scuola come Giobatta Passone a Bertiolo e Angelo Filipuzzi a San Giorgio della Richinvelda, i nobili Mangilli a Talmassons e Panciera a Zoppola.
Poi deciderà il voto. Nei 185 Comuni della Provincia di Udine le prime libere elezioni dopo vent'anni di dittatura si tennero in una decina di turni tra il marzo 1946 e il luglio 1947. Nel timore di diserzioni, data la novità, fu istituita per i non adempienti al diritto-dovere del voto, l'iscrizione nel certificato penale. Nei primi turni si imposero le sinistre, la Democrazia cristiana si riprese nei voti successivi, pareggiando praticamente le posizioni comuniste, per poi affermarsi con il 56% nella consultazione più consistente (ben 98 Comuni). Le ultime votazioni (estate 1947) riguardarono un gruppo di municipalità interessate a modifiche territoriali (Artegna, Pagncco, Terzo d'Aquileia, Fiumicello e altre diventate autonome nel '47).
Il Sindaco della Liberazione più giovane risultò Mario De Paoli, 22 anni, di Andreis, operaio tornitore; il più anziano il professor Augusto Lizier, 76 anni, già provveditore agli studi di Venezia, eletto sindaco a Travesio, dove risiedeva. Tra i mestieri e le professioni, troviamo il 18% di sindaci agricoltori, il 15 insegnanti, il 14 tecnici (ingegneri, geometri, periti e ragionieri), il 12 operai, il 9 artigiani, l'8 impiegati, il 7 possidenti e liberi professionisti (avvocati, medici, farmacisti), il 6 commercianti ed esercenti, il 4 industriali.
Tra i personaggi, a Udine troviamo ancora l'avvocato Giovanni Cosattini, socialista, eletto alla Costituente e dal '48 anche senatore della Repubblica, e a Pordenone l'ingegner Giuseppe Garlato, democristiano, sindaco e parlamentare fino al 1969. A Gemona confermato dal voto l'avvocato Fantoni (poi presidente della Provincia e senatore) e a Cividale l'avvocato Brosadola. A Buttrio primo sindaco eletto è stato l'ingegner Luigi Danieli, fondatore delle omonime Acciaierie, mentre a Fagagna nasceva la ventennale esperienza di Aldo Pecile, sindaco e amministratore esemplare della località collinare.
Un altro Sindaco della Liberazione che fece molto, ma poi sparì come una meteora, fu quello di Tolmezzo, Livio Pesce, socialista, 36 anni, commerciante, figlio di Anna Braidotti Coccolo, nota agli udinesi perché aveva una fabbrica di fiammiferi in piazzale Chiavris, dove ora c'è il giardino pubblico. Pesce riavviò i buoni rapporti con la Carinzia, interrotti dalla guerra, e propose iniziative non da poco (spiaggia e piscina sul But, un progetto per l'emigrazione carnica in Paraguay) che non riuscì a far proseguire per la brevità del suo mandato.
A questo punto della ricerca, Angeli e D'Antoni ammettono «che tutti i 185 Sindaci della Liberazione meriterebbero un cenno biografico» e - per colmare questa lacuna - si appellano «ai tanti giovani di buona volontà che vorranno prendersi cura della storia del loro paese». Loro ci hanno messo l'avvio... «Con rigore storico e passione civile», sottolinea Salimbeni nella prefazione ribadendo che il loro «è un più che valido contributo alla conoscenza di un tema e di un periodo di storia finora non particolarmente trattati».
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