È morto il “re” del kebab: via Roma piange Boubir

UDINE. Si è spento mercoledì pomeriggio all’ospedale di Udine, dove era ricoverato da una decina di giorni per un problema cardiaco, Hedjila Boubir, l’ingegnere ristoratore di origine algerina che per primo, nel 2001, portò il kebab in città.
L’uomo, che aveva 60 anni, era molto conosciuto in città e con il suo “Là di Boubir” aveva saputo fare dell’integrazione tra la cultura islamica e quella italiana la sua carta vincente. E ieri, nel locale di via Roma, chiuso per lutto ma aperto a chiunque avesse voluto fare le condoglianze ai familiari, c’era un viavai di cittadini, ma anche autorità militari e civili. A testimonianza di come Boubir fosse amato e benvoluto da tutti.
Nel locale di via Roma è stato organizzato per tre giorni (da ieri a domani), come vuole la tradizione, un rinfresco da offrire alla gente con tè e prodotti tipici come datteri, makroud, mandorle e chamia. In sottofondo, le preghiere del Corano. «Era una persona splendida – lo ricorda Smail Kalli, amico di Boubir da 25 anni –, dava una mano a tutti, anche cibo e denaro se necessario, indipendentemente dal ceto sociale o dall’etnia». «Per noi è un lutto – afferma Gaetano Allegra, titolare della gioielleria Gill Gioie –. Era una bravissima persona e mancherà a tutti».

Hedjila Boubir era arrivato in Italia dall’Algeria nel 1975, grazie a una borsa di studio. Si era laureato a Trieste in ingegneria navale e, successivamente, si era trasferito a Udine. Tra le altre cose, era stato agente generale della De Agostini e aveva lavorato anche per l’enciclopedia Treccani. «Uno straniero portavoce della cultura italiana – sorride il figlio Samir, 35 anni, che assieme al fratello Faouzi, 30, e ad altri quattro dipendenti lavora nel locale di via Roma –. Poi mio padre dal progettare navi è passato a progettare panini e ha aperto i negozi».
Boubir, infatti, nel 2001 ha inaugurato il ristorante di via Roma, il primo a proporre kebab e cucina araba a Udine, all’epoca una sfida, la sua, che è stata vinta a pieni voti. È seguita l’apertura della pizzeria in viale Europa, del negozio di frutta e verdura e di parrucchiere in via Battistig. Ma anche a Trieste e a Prosecco si era dato da fare, aprendo due ristoranti.
Nel frattempo aveva messo su famiglia e ai tre figli – Samir, Faouzi e il 24enne Reda – (la moglie è morta anni fa) Boubir non ha lasciato soltanto locali di successo, ma insegnamenti di vita che fanno dell’integrazione tra la propria cultura e quella locale il punto di forza.
«Ci ha permesso di conoscere entrambe le culture – continua Samir – e di prendere il meglio da tutte e due per farne un mix. È riuscito a integrarsi nel migliore dei modi e ha saputo aiutare chi ne aveva bisogno con il cuore in mano. Noi figli siamo molto orgogliosi di averlo avuto come padre. È stato per noi un grande esempio. Un ruolo importante nella sua vita – ricorda infine il figlio maggiore – lo ha avuto anche mia madre che lo ha sempre sostenuto».
Oggi alle 13.30 nella camera mortuaria del Santa Maria della Misericordia è stata organizzata una cerimonia funebre, con un momento di riflessione e preghiera secondo il rito musulmano. Poi la salma, ultimate le pratiche burocratiche, nei primi giorni della prossima settimana sarà spedita in Algeria per la sepoltura.
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