«E’ di colore», rifiutato un lavoro alla badante

La denuncia di suor Anna Camera, ma tanti pordenonesi sono accoglienti. Sempre più italiani chiedono aiuto alla Caritas: appello per i mariti separati

PORDENONE. Non vogliamo badanti di colore: due famiglie di Pordenone mi hanno lasciata di stucco e Linda è disoccupata». Suor Anna Camera non ha peli sulla lingua e ha lavorato sempre dalla parte degli “ultimi”. Alla Caritas per 14 anni con don Livio Corazza, poi in Calabria e la sua “mission” non si è fermata al capolinea della pensione. «Sono una suora pensionata a Pordenone – ha spiegato –, nella casa comune di via del Traverso. Ma faccio volontariato alla Caritas e incontro tante persone che hanno bisogno di un lavoro. La storia di Linda non ci fa onore: non si può rifiutare il colore della pelle».

Linda è un’africana, con la pelle nera e un sorriso dolce: due figlie a carico, il marito disoccupato e una dispensa da riempire. «Devono mangiare tutti i giorni – la fermezza è una virtù cristiana secondo suor Anna –. Cercare lavoro come badante è un diritto, per questa ragazza africana in difficoltà economica».

La gente di buona volontà è tanta, a Pordenone. «Per quelli che hanno a cuore l’integrazione, il rispetto altrui e la solidarietà – ha continuato la suora-coraggio –, ecco il mio cellulare: 3493221143. Vorrei ci fosse qualcuno che dà una mano a Linda e alla sua famiglia. Il nostro prossimo è nostro fratello, ci insegna Cristo».

Le povertà aumentano, in città. «Tanti poveri anche tra gli italiani – ha misurato l’impennata con la crisi di lavoro allo sportello Caritas –. Ci sono anche i mariti separati: tanti non ce la fanno. Per queste persone, chiediamo un atto di generosità collettiva per tutti i poveri di Dio».

Qui galoppa la crisi e la Provincia di Pordenone sostiene il progetto “Retourn home”: rimpatrio nei Paesi d’origine degli immigrati con un bonus per fare impresa. Significa rientro facilitato e assistito per 30 immigrati ghanesi, residenti sul territorio. Sponsor la Regione con la Provincia con un assegno di 80 mila euro e l’obiettivo di dare futuro altrove: “Return home” fa parte del Piano territoriale per l'immigrazione 2011-2012 dell’ente di Largo San Giorgio.

E’ l’alternativa sostenibile all’approccio assistenziale che non dà risultati, con i chiari di luna della crisi. Rientro programmato previsto tra gennaio e febbraio, con il biglietto aereo e 400 euro di indennità a testa. All’arrivo in Ghana il contributo da 1.100 a 3 mila euro in beni e servizi e 300 euro a persona nel trimestre successivo, in patria.

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