Due atleti disabili e un sogno nel regno della Formula uno

Dalla tempra di Denis al riscatto di Massimo In mezzo, un triciclo e due persone speciali 
A.b.

la storia

L’autodromo di Monza ha visto sfrecciare, per decenni, bolidi e leggende della Formula 1, ma una storia così, forse, è nuova anche per questo magico lembo d’asfalto.

Tutto comincia il 2 giugno, quando a una gara di paraciclismo organizzata nel tempio della velocità il campione pordenonese Denis Tosoni, accompagnato da Francesco e Giorgio, due volontari del suo magico team, unisce il suo destino a quello di Massimo, triathleta colpito da un handicap alla parte sinistra del corpo.

«Stavamo andando verso il box nel quale si sbriga la consueta burocrazia pre gara – racconta Denis – quando un dirigente di una società ci ha invitati a dare informazioni a un suo ragazzo, interessato a provare a correre con il triciclo, in quanto l’handbike non era compatibile con il suo tipo di disabilita». Era Massimo, accompagnato dalla moglie Monica, proveniente da Salò. «Abbiamo iniziato a parlare del mio triciclo – continua Denis – costruito da un artigiano di Padova, Marco Boscarato» e adattato alla disabilità di Tosoni.

Massimo cercava proprio «un telaio ad accesso facilitato, senza il tubo orizzontale che va dal manubrio alla sella, la stessa identica mia esigenza – prosegue Denis –. Appena aperto il portellone posteriore dell’auto, Massimo ha iniziato a scattare una “raffica” di foto al mio triciclo. L’abbiamo scaricato e con l’aiuto un po’ di tutti è riuscito a salirci. Si vedeva che era già molto felice. Una volta in sella, timidamente mi ha chiesto che numero di scarpe avessi: “40 e mezzo”. “Io il 39, ci entrerei bene. Se non ti fa schifo, posso mettere le tue scarpe e provare a fare due pedalate?” “Certamente” è stata la mia ovvia risposta». Così, con il solito prezioso aiuto di tutti, Massimo «è salito in sella e all’improvviso si è messo a piangere lacrime di gioia. Si stava rendendo conto che quel mezzo era ideale anche per lui per “ripartire” a fare dello sport». Bellissime anche le parole della moglie Monica: «Dai Massimo, ormai è fatta. D’ora in poi ci sono solo questioni tecniche da risolvere».

«Che grande e indimenticabile emozione – conclude Denis – vedere Massimo fare le sue prime pedalate sul mio triciclo, nel parcheggio dell’autodromo di Monza. “Ora ci vediamo in gara” mi è venuto spontaneo dirgli quando ci siamo salutati».

Perché per vincere a Monza la velocità non è tutto. A volte conta il cuore, e non solo in Formula 1. —



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