Due amici e una grande missione: "rimettere in piedi" gli animali feriti - Foto e Video

Nelle campagne di Vigonovo opera una sorta di “clinica riabilitativa” della fauna selvatica. Valter e Pietro, i due operatori che setacciano la provincia in cerca di cervi, falchi e poiane feriti

VIGONOVO. «Qui siamo tutti amanti della montagna e della sua natura: abbiamo sempre vissuto con gli animali, cavalli, pecore, maiali. Per noi il mare... si potrebbe anche “chiudere”». Qui siamo in mezzo alla campagna pordenonese, a Vigonovo di Fontanafredda, zona risorgive: all’orizzonte si vedono il campanile e, subito oltre, a fare da quinta, la catena montuosa sovrastata dal Monte Cavallo. Qui, in via Galilei, siamo al centro di recupero della fauna selvatica, una via di mezzo tra un particolare ospedale e un centro riabilitativo riservato agli animali selvatici recuperati in provincia di Pordenone.

I protagonisti.

Valter Bergamo ha 52 anni, falegname di professione. Pietro Dal Mas è un pensionato sessantenne, ultimo lavoro addetto all’alimentazione in una grande azienda agricola, marmista per vent’anni. I due sono legati da doppio binario: il primo, cognati, il secondo, la passione per la montagna e la fauna selvatica. Sin da piccoli sono stati allevati a pane e natura. Come ogni giorno sono qui, in mezzo alla campagna, in linea d’aria dietro il deposito comunale di Fontanafredda, dove si arriva attraverso una strada sterrata. È l’ancora di salvezza per animali feriti, malati, in difficoltà.

Genesi di un progetto.

È nato in un’azienda agricola, Valter Bergamo: «I miei genitori avevano una malga in montagna e grazie a loro mi sono avvicinato a questo mondo». Il suo sogno, col passare degli anni, è stato quello di dare vita a un allevamento amatoriale di fauna selvatica. «Poi è uscito il bando della Provincia e ho colto questa opportunità». Dal primo aprile 2016, per un anno con rinnovo causa cambio pelle dell’ente Provincia, gestisce in appalto il centro recupero della fauna selvatica. Un centro che sorge sul suo terreno. «Come prima cosa, già a metà dell’anno prima, avevo acquistato questi 7 mila metri quadrati di terreno che, con Pietro, ho provveduto a disboscare e “bonificare”». Nel mezzo è stata messa una casetta in legno dotata di servizi igienici, che funge da deposito, magazzino e ambulatorio veterinario. In maniera pratica viene chiamata la “sala operativa”, aperta giorno e notte, dal momento che i suoi “gestori” sono reperibili 24 ore al giorno. «Era tutto abbandonato, qua attorno, a parte qualche sporadica coltivazione di mais, soia. A metà 2015 ho acquistato e sistemato, recintato con pali rigorosamente in legno e messo anche in sicurezza». Le telecamere sorvegliano affinché nessuno si faccia venire strane idee. Investimento di partenza 50 mila euro.

La giornata tipo.

La sveglia suona alle 6, perché un quarto d’ora dopo occorre essere nel centro, per un primo giro di controllo e di alimentazione: pollo fornito da una vicina macelleria. Poi scatta la lunga pausa: dalle 7.30 alle 17.30 Valter Bergamo deve essere in falegnameria. L’arco orario è, ad ogni modo, coperto dal cognato Pietro Dal Mas e da qualche collaboratore volontario. Poi, di nuovo al centro: «Ci sono gli animali da pulire, il mangiare da preparare e distribuire, sino a sera, senza orario d’uscita». Questo è l’ordinario, perché da un momento all’altro potrebbero arrivare chiamate d’emergenza e quindi bisogna uscire: da Erto a Sesto al Reghena, da Clauzetto a Pasiano, da Casarsa a Sacile, il recupero di fauna selvatica in difficoltà, ferita o morta, deve essere garantito. «Il periodo più complicato è primavera, da fine aprile a giugno, quando i nidiacei cadono a terra e la gente si allarma». Gli animali andrebbero lasciati dove si trovano perché, almeno i primi giorni, la mamma provvede ancora al loro sostentamento. Invece è un corri corri in ogni angolo della provincia. «O lo fai per passione o non lo fai».

VIDEO MISSINATO, UN GIRO PER LA CLINICA RIABILITATIVA DI VIGONOVO

A Vigonovo Valter e Pietro si prendono cura degli animali feriti

Chi e dove chiamare.

Il centro recupero fauna selvatica non si occupa ovviamente di cani e gatti, ma nemmeno di rettili e pesci. Per segnalare fauna selvatica in difficoltà o morta si possono chiamare le forze dell’ordine, che dirottano la telefonata al centro, o direttamente al 335-5636378, tutti i giorni dell’anno, festivi compresi, per emergenze da tutta la provincia e solo per la fauna selvatica. Alcuni giorni fa, alle 23, chiamarono da Erto, dove un cervo era stato investito: «Siamo partiti col nostro furgone Ducato, abbiamo trovato il cervo e atteso il veterinario da Trieste: l’ungulato aveva rimediato la frattura di una gamba». Che succede, dunque, agli animali feriti?

Che succede a feriti e morti.

Nella “casa di cura” di Vigonovo, gli animali recuperati feriti vengono curati, dopo un primo intervento sul posto, e riabilitati, grazie alla collaborazione con veterinari e corpo forestale, e rimessi nel loro habitat o nei parchi naturali. La maggior parte degli ungulati morti – cinghiali, cervi, caprioli, camosci, lepri e mufloni – viene portata al centro dei grifoni di Cornino, in provincia di Udine. Se invece sono stati trattati con antibiotici o comunque farmaci vanno nell’inceneritore Coge di Cordenons. Volpi e tassi morti vengono inviati all’istituto zooprofilattico di Pordenone. Ancora rondini e rondoni al centro specializzato di Gorizia come le tartarughe. Dei rettili si occupa il corpo forestale.

Gli ospiti del centro.

Attorno alla casetta di legno Valter e Pietro hanno realizzato una sessantina di voliere delle più disparate dimensioni, ultima, un “tunnel” di dodici metri di lunghezza per quattro di larghezza utilizzato per la riabilitazione graduale. A ieri ospitavano un falco pecchiaiolo che a fine settembre stava migrando dalla Gran Bretagna verso l’Africa, ma si è fermato a Pordenone – e ormai per quest’anno qui resta – per la rottura di un’ala; un falco pellegrino con l’ala ferita, recuperato un mese fa; due poiane ferite alle ali; ancora, due gheppi, una ghiandaia, due ricci che ne hanno approfittato per andare in letargo. «Vengono riabilitati e liberati con l’ausilio e la supervisione della forestale. O qui, in zona, oppure nei parchi della regione, a Fagagna piuttosto che a Cimolais o Andreis». I volatili hanno principalmente problemi di ali: «Raramente li recuperiamo per ferite da armi da sparo. Molte più volte hanno avuto problemi con i fili dell’alta tensione o sono stati attaccati da altri volatili. Le cornacchie, ad esempio, se sono in 2-3 attaccano, per procurarsi il cibo. Tante “regolette” di vita che ho imparato sul campo».

Le regole della natura.

La fauna selvatica è ormai pressoché presente in tutto il Friuli occidentale. «I caprioli si spingono sino alla linea della Pedemontana, ma ci sono stati avvistamenti anche nel Sanvitese. Cervi e cinghiali spaziano lungo tutta la zona pedemontana, da Caneva a oltre Spilimbergo passando per paesi di pianura come San Quirino e la stessa città dei mosaico». Sino a vent’anni fa dei cervi nel Pordenonese non c’era traccia: poi si sono spinti dal Cansiglio ai Gaiardin e lungo la pedemontana». Quindi sono diventati stanziali, «li recuperiamo tutto l’anno. Si spostano seguendo i corsi d’acqua, come i cinghiali, ecco perché sono stati localizzati anche a Lignano e Bibione». La parola d’ordine è adattamento, sebbene con qualche imprevisto. Come i tre cinghiali e il capriolo caduti nel canale consortile a Forcate: sono stati liberati grazie al pronto intervento di Valter, Pietro e vigili del fuoco. «Ci aiutarono anche a recuperare un capriolo cucciolo di sei chili, che era entrato nel lago dal versante Piancavallo e non era in grado di risalire quello di Barcis». Un giovane cervo è stato recuperato sul bacino Arneri, il più alto di Piancavallo. Storie quotidiane di natura.

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