Dopo quattro generazioni chiude lo studio Mareschi

San Daniele: il notaio va in pensione, i figli hanno preso strade diverse I ricordi del professionista friulano: ho sempre cercato di risolvere le divisioni
Di Anna Casasola

SAN DANIELE. Nelle piccole città del Friuli c’erano, ma ci sono tutt’oggi, delle figure professionali considerate delle vere e proprie istituzioni. A San Daniele una di queste è sicuramente quella del notaio Italico Mareschi. Dopo 4 generazioni a ottobre lo studio Mareschi, uno dei più antichi dell’intero Friuli Venezia Giulia, chiuderà la propria attività in quanto il dottor Mareschi ha raggiunto l’età per andare in pensione.

A iniziare la tradizione il bisnonno del dottor Mareschi, Nicolò. «Uno dei suoi figli poi – racconta il notaio vicino alla quiescenza -, Lodovico Mareschi era notaio a Paluzza. Mio nonno in seguito, che non era laureato, andò a lavorare con il notaio Asquini per il quale, visto che il notaio Asquini era sordo, assolveva tutte le incombenze e svolgeva tutte le pratiche. Nel 1910 è nato mio padre, Nicolò, che dal 1939 fino al 1975 ha svolto l’attività di notaio qui a San Daniele».

Con il dottor Italico dunque si interrompe la tradizione di famiglia: i figli hanno preso strade diverse. «Michele il maggiore – racconta Mareschi – è imprenditore, i minori, Anna e Giacomo, laureatisi rispettivamente in ingegneria elettrica e in economia aziendale, lavorano nell’azienda fondata dal nonno materno e dove la loro madre Cecilia ricoprì il ruolo di presidente e di amministratore delegato, la Danieli di Buttrio». Quasi quarant’anni di lavoro tutti trascorsi nella cittadina collinare quelli del notaio Mareschi che ha visto passare da vicino la storia della sua città. Originaria di Flagogna, la famiglia Mareschi era conosciuta già alla fine del 1700 come «chei dal nodâr». Ovviamente lo studio non rimarrà chiuso in quanto a San Daniele sono previste 3 sedi notarili: la sede vacante andrà in concorso tra i notai in esercizio per 3 volte e, se non dovesse esserci nessuna manifestazione d’interesse, sarà indetto un concorso per esami. Classe 1942, una gran passione per la cucina e per la falegnameria: tutti conoscono il notaio simpatico, alla mano, con la battuta sempre pronta. «Ho cominciato a lavorare nel 1977 – racconta – per cui ho vissuto la ricostruzione. In quegli anni ho sempre cercato di dare agli amministratori consigli su come “aggirare” la burocrazia. Il periodo più divertente è stato quello durante il quale ho seguito i processi di conversione delle latterie turnarie. Durante quelle assemblee era come essere a teatro. Nei decenni ho seguito anche tante divisioni: lì per me era importante risolvere le questioni facendo andare d’accordo la gente». Quanto alle attività svolte sul territorio, Mareschi confessa di aver sempre seguito le attività di numerosi sodalizi benefici, «al quale – confessa- non ho mai chiesto un euro, nemmeno per i bolli».

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto