Donna trovata morta nell'auto: aveva con sé le chiavi della macchina e indossava vestiti invernali

GRADO. A togliere ogni dubbio sull’identità del cadavere estratto dalla Volvo di colore grigio, parcheggiata da giorni in viale del Sole, è stata la patente di guida trovata addosso alla donna. Ma una volta dato un nome e una storia a quel corpo, gli interrogativi non sono spariti, a cominciare dal perchè si trovasse in parte mummificato, chiaro indizio di una permanenza prolungata all’interno del veicolo.
E che la donna si trovasse ormai da giorni nel bagagliaio dell’auto, in sosta nei pressi dell’ingresso numero 8 della spiaggia - quello tra Città Giardino e Sacca dei Moreri - lo si era capito subito, visto che l’allarme dato da un passante riferiva, oltre allo sgradevole odore proveniente dalla Volvo, anche la presenza all’interno della vettura di numerose mosche.
Il giorno dopo il macabro ritrovamento, tuttavia, le prime risposte sono arrivate: una delle ipotesi avanzate dagli inquirenti, infatti, è che la donna possa aver assunto una dose letale di farmaci e si sia poi chiusa, da sola, dentro il bagagliaio, lasciandosi morire.
Una prova a supporto di questa tesi la fornirebbe il ritrovamento delle chiavi dell’auto, trovate addosso alla 64enne: Marilisa Sardelli, insomma, una volta adagiatasi nel bagagliaio avrebbe attivato la chiusura elettronica della sua Volvo.
Indagini che non hanno comunque evitato lo straziante rituale del riconoscimento alla figlia della 64enne di origine veronese, che già lunedì sera, 13 maggio, ha raggiunto Grado, ma senza riuscire a rivolgere un ultimo sguardo alla madre. Ha tuttavia riconosciuto l’auto e gli abiti indossati dal genitore.
Sempre lunedì sera, alla cappella mortuaria dell’ospedale di Monfalcone (dove è stato trasferito il corpo della donna) è stato eseguito un primo esame esterno del cadavere, in attesa dell’autopsia che, su disposizione del magistrato Ilaria Iozzi, sarà comunque effettuata a breve: è solo a quel punto che si potrà avere qualche certezza sul decesso di Marilisa Sardelli.
Al momento del ritrovamento la donna indossava un giubbotto marrone con cappuccio, un maglione di lana di colore azzurro e un paio di pantaloni blu, ai piedi un paio di scarponcini da montagna. Vestiario non propriamente estivo, il che farebbe pensare che la 64enne abbia trascorso le giornate immediatamente precedenti alla morte in qualche zona montana o, comunque, in collina.
Tesi che coincide anche con l’evoluzione meteo delle ultime settimane a Grado, dove un abbassamento delle temperature tale da giustificare la scelta di un giubbotto e un maglione è riscontrabile solo a partire dallo scorso 3 maggio.
L’assenza di risposte definitive, comunque, obbliga le forze dell’ordine a non scartare alcuna ipotesi, anche se proprio il primo esame esterno effettuato sul cadavere all’ospedale di Monfalcone ha escluso la presenza di segni riconducibili ad atti di violenza, come integro è stato ritrovato anche il vestiario (avvalorando la tesi di un tragico gesto della disperazione).
Sull’ora del decesso, invece, ancora restano tanti i dubbi, anche se una prima ipotesi farebbe risalire il ritrovamento ad almeno 15-20 giorni dopo la morte. L’auto della donna, una Volvo familiare, dopo i primi esami ai quali è stata sottoposta dai carabinieri di Grado, è stata posta sotto sequestro e portata a Villesse. —
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