Dolomiti, stambecchi decimati dalla rogna

Forni di Sopra: nel Parco da 500 esemplari ne rimarrebbero meno di cento, si pensa a una reintroduzione di capi

FORNI DI SOPRA. Il numero degli stambecchi, introdotti nel Parco naturale delle Dolomiti friulane che si sviluppa fra Carnia e Pordenonese sin dalla sua costituzione, è sceso da 500 esemplari e soli 94, rendendo necessaria una nuova reintroduzione di capi sani provenienti da altre zone.

La causa di questa diminuzione è ascrivibile alla rogna sarcoptica, che dopo aver colpito i camosci, ultimamente si è accanita sugli stambecchi. Lo hanno spiegato in due incontri pubblici tenutisi a Cimolais, Pordenone, e a Forni di Sopra nelle scorse settimane, Luca Rossi del dipartimento delle scienze veterinarie dell’Università di Torino e Marco Favalli, professionista assunto direttamente dall’ente parco per monitorare l’andamento della malattia su caprioli e stambecchi del parco stesso.

La malattia è trasmessa da animale ad animale mediante contatto diretto, in particolare durante le stagioni degli amori. I sintomi vedono gli animali colpiti grattarsi e strofinarsi incessantemente su rocce e arbusti, quindi, dopo aver perso il pelo, generalmente muoiono in quanto smettono di alimentarsi. La mortalità assume valori importanti, sino al 95 per cento degli animali colpiti, poi la malattia regredisce riproponendosi però ciclicamente ogni 7 - 15 anni.

I recenti censimenti effettuati dal corpo regionale forestale e dalla polizia provinciale sulla popolazione di stambecchi all’interno del parco ha allarmato i responsabili che sono corsi ai ripari. Gli stambecchi che vivono nel parco, solitamente nel versante pordenonese durante l’inverno e nella valle di Suola in Carnia d’estate, essendo isolati, non hanno la possibilità di accoppiarsi con altri animali presenti in altre zone alpine.

Per evitare la possibilità di estinzione, anche se pare che la specie stia già superando la fase più difficile e sia in leggera ripresa, l’ente parco delle Dolomiti friulane ha avanzato la possibilità di introdurre all’interno del Parco stesso altri stambecchi, provenienti da altre regioni, resistenti al morbo della rogna sarcoptica per dare nuovo impulso a questo animale che attira all’interno dell’area migliaia di visitatori ogni anno.

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