Distanza tra le barriere e alta velocità: ecco come si “incastrano” i trasgressori
L’alta velocità è la principale causa degli incidenti e così nel 2005 i tutor sono comparsi sulle autostrade. E nel 2007 sono spuntati anche lungo alcune statali. Ma cosa sono e come funzionano? In sostanza si tratta di telecamere collegate a un sistema informatico che raccoglie tutti i dati relativi ai veicoli che passano sotto l’occhio elettronico. Il sistema, completamente automatizzato, è efficiente anche di notte, con condizioni climatiche avverse e anche in caso di nebbia, con una visibilità che può comunque spingersi fino a circa 40 metri. A livello pratico, quando un’auto transita sotto la prima barriera di tutor, le telecamere registrano la targa del veicolo, il tipo (se si tratta di un’auto, moto, camion, ecc...) e l’orario del passaggio in quel punto. Gli stessi dati vengono registrati dalle telecamere presenti sulla seconda barriera (il funzionamento dei tutor stradali deve infatti sfruttare barriere collegate tra loro a coppie). Il sistema centrale, che conosce la distanza che esiste tra le due barriere di tutor che hanno fatto la rilevazione, calcola la velocità di percorrenza (calcolata semplicemente sulla base dei due orari di rilevazione) in funzione della distanza percorsa. Se la velocità oraria è superiore alla velocità massima consentita, attraverso la targa si risale al proprietario dell’auto, al quale verrà inviata la multa, la cui entità dipende dal livello di sforamento del limite di velocità stesso. Ma è proprio il sapere come funzionano i tutor autostradali che deve funzionare come deterrente per gli automobilisti. Recentemente i tutor si sono arricchiti anche di una nuova funzione. Infatti verranno collegati alla banca dati delle assicurazioni e faranno anche un controllo incrociato sulle assicurazioni rc. (a.r.)
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