Difende il crocifisso aggiungendo in aula altri simboli religiosi

Iniziativa multiculturale di un professore a Pravisdomini: «Non vogliamo toglierlo, ma aprire alle storie diverse»

PRAVISDOMINI. «Non togliamo il crocifisso, a scuola. Aggiungiamo altri simboli».

Croce cristiana e mezzaluna islamica, simboli buddhisti e tao sul muro in aula a Pravisdomini, dove il professor Enrico Galiano lavora da tempo sul fronte dell’integrazione.

La formula vincente contro i radicalismi culturali? Aggiungere e non togliere. «Un terzo degli studenti sono musulmani e un altro terzo è di altre confessioni – ha fatto i conti nella sua classe alle medie di Pravisdomini il professore Galiano –. I ragazzi di religione cattolica sono la minoranza.

Ho parlato con loro delle guerre di religione nel Cinquecento e ho aperto il confronto sulla Costituzione, sul Concordato e sul fatto che non ci sia una religione di Stato, in Italia».

La norma sugli arredi scolastici, come quella sul crocifisso, è in vigore da 88 anni.

«E’ un Regio Decreto datato 1928 mai abolito che prevede, insieme al crocifisso, l’affissione a scuola del ritratto del re – ha citato Galiano il provvedimento normativo, poi aggiornato dopo il passaggio dalla monarchia alla repubblica con la foto del presidente al posto di quella del sovrano –. Noi non vogliamo togliere il crocifisso: per il semplice fatto che è un simbolo importante. Il problema, magari, è che ci sia solo quello».

La soluzione, dunque, secondo il professore delle medie? «La scelta è stata di portare a scuola tutti i simboli delle proprie religioni – ha risposto Galiano invitando gli studenti a procedere in tal senso –, anche per raccontare agli altri le storie delle fedi diverse».

«Per questo non abbiamo tolto niente – ha concluso il professor Galiano –. Abbiamo risposto che l’odio non si batte togliendo o escludendo, cancellando e rimuovendo ma aprendo le porte della scuola: a chi ha una storia diversa da raccontare».

Del professor Galiano si era già parlato lo scorso settembre quando, sempre a Pravisdomini, aveva scelto di valorizzare la poesia e il suo significato.

In quell’occasione aveva chiesto ai ragazzi di leggere una serie di versi, scegliere «il “loro”, quello che più di tutti parla di loro, o a loro, o per loro», scriverlo in pennarello, bello grande, su un foglio, con in fondo l’hashtag #poeteppisti.

Poi i ragazzi, insieme al professore, erano usciti da scuola e avevano appiccicato i fogli con i versi ai parabrezza delle auto, sulle vetrine dei negozi, sui bancomat, sui muri delle case, facendo vivere a Pravisdomini e ai suoi abitanti una giornata speciale.

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