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Approda in Parlamento la vicenda degli alpini dell’Ottavo Reggimento di Cividale e di Venzone, finiti sott’acqua nelle tende allestite a Bellinzago Novarese per garantire il servizio di sicurezza all’Expo di Milano.
A presentare per primo un’interrogazione parlamentare, ieri, è stato l’onorevole Luca Frusone del Movimento 5 Stelle, ma anche la Lega Nord e Fratelli d’Italia hanno annunciato iniziative riguardo alla vicenda.
Fra gli oltre 700 militari coinvolti, ufficiali, sottufficiali, graduati e truppa provenienti da varie località d’Italia, ci sono 250 alpini di stanza a Cividale e a Venzone, oltre ai cavalieri di Villa Opicina.
«Dopo che le notizie su quanto è accaduto si sono diffuse – premette l’avvocato Leonardo Bitti del Foro di Roma, che intende rappresentare i militari – molti di loro hanno subito pressioni da parte dei superiori che hanno minacciato di sottoporli a sanzioni e a provvedimenti disciplinari in relazione alla fuga di notizie, quindi sono intimoriti, proprio per questo mi sono impegnato a fornire loro assistenza legale gratuita nel caso dovessero essere sottoposti ad azioni giudiziarie».
A dire il vero, un provvedimento è già stato avviato nei confronti di uno di questi militari per una foto postata sul web. L’immagine in oggetto lo ritraeva mentre mostrava al segretario della Lega Nord Matteo Salvini le foto delle tende allagate attraverso il proprio cellulare. Nel commento al post scriveva “Militari in tenda extracomunitari in albergo”.
Proprio per far fronte alle eventuali conseguenze economiche che potrebbero derivare da sanzioni, provvedimenti disciplinari o azioni giudiziarie nei confronti di qualcuno di loro, i militari hanno fatto partire una colletta autotassandosi con cinque euro a testa per istituire un fondo di garanzia.
«E dire – osserva il legale – che molti di loro hanno subito danni a causa della sistemazione che si sono visti assegnare, perdendo i cellulari e i tablet, finiti in acqua. Va precisato che quanti di loro hanno segnalato l’inconveniente si sono sentiti rispondere che dovevano tenersi i danni perché nessuno li aveva autorizzati a tenersi quelle apparecchiature, in realtà però – chiosa Bitti – viene loro chiesta la reperibilità attraverso il cellulare».
Frattanto, da quando il campo allestito a Bellinzago Novarese è stato allagato durante un nubifragio, i militari sono stati trasferiti all’interno di una rimessa per carri in una caserma. «La situazione, in realtà, non è molto migliorata – osserva il legale – sono costretti a sorbirsi ogni giorno due ore di tragitto per raggiungere il sito in cui devono montare servizio e, una volta terminato, dopo sei ore, devono percorrere altrettanti chilometri. Al rientro, dopo dieci ore, trovano i pasti portati via catering e lasciati per ore nella rimessa, dove la temperatura documentata è di 39.5 gradi».
È vero che si tratta di soldati, avvezzi a situazioni difficili, ma per una manifestazione programmata da cinque anni e costata, si stima, 14 miliardi di euro, suggerisce qualcuno, una sistemazione migliore forse si poteva trovare. In attesa che la discussione si sposti in Parlamento quindi, i militari preparano un’azione legale nei confronti dell’Esercito cui intendono chiedere un risarcimento.
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