Dieci abitanti e una fattoria: così sopravvive il fascino di Pani, lì dove l'uomo è in contatto con la natura

Antonio e Giuseppe Adami producono formaggi tenendo viva la “perla” di Raveo. La scelta di Michela e Carlo: lavoriamo a valle ma non rinunciamo a stare qui
Pani si trova a 1050 metri d’altezza e quando nevica i pochi abitanti sono costretti a scendere a valle, come Michela Bonanni, Carlo Danelon e loro figlia Marta che nella frazione di Raveo hanno sistemato uno stavolo, lavorano a valle ma vivono lassù; nella foto in basso a sinistra Antonio e Giuseppe Adami che mantengono viva la conca con la loro azienda agricola
Pani si trova a 1050 metri d’altezza e quando nevica i pochi abitanti sono costretti a scendere a valle, come Michela Bonanni, Carlo Danelon e loro figlia Marta che nella frazione di Raveo hanno sistemato uno stavolo, lavorano a valle ma vivono lassù; nella foto in basso a sinistra Antonio e Giuseppe Adami che mantengono viva la conca con la loro azienda agricola

RAVEO. La neve che cade regala a Pani di Raveo un paesaggio surreale, sospeso, nelle sue immense distese a 1.050 metri. Appena esce il sole si spalancano i panorami, mentre le galline ti tagliano la strada, zampettandoti davanti sicure e frizzanti. Sembra ieri l’autunno, quando una tavolozza di colori cangianti toglieva il fiato e venti cervi si davano appuntamento ogni sera davanti a tre case sparse, dove vivono dieci persone, che si aiutano nella cura di questa antica conca. Sai già che quando arriverà la primavera avrà i colori sparati di verde fosforescente e incantevoli fioriture di ciliegi, peri e meli. D’estate ti accorgi per caso della sinuosità di una volpe, solo perché il suo manto ramato, scivolando via ad altezza erba, ondeggia al vento e il sole ne riflette contorni accecanti.

I nipoti dell'Ors. Pani è simbiosi dell’uomo con la natura, lì c’è ancora posto per entrambi. Pani quieta i ritmi fuori controllo di una modernità sempre meno umana. Molte persone da luoghi diversi cercano proprio quello, arrivando a piedi o in bici. Bepo e Toni salvano ogni giorno questa perla della Carnia. Si parla spesso del loro leggendario nonno, l’Ors di Pani, ma senza Giuseppe Adami (Bepo), 76 anni, e Antonio Adami (Toni), 80, da decenni i soli a viverci e lavorarci a tempo pieno (da 25 anni con Velia, l’operosa moglie di Bepo) lo spettacolare scenario di Pani di Raveo non esisterebbe più, cancellato dal bosco come tanti altri in Carnia. Ciò che vediamo lo dobbiamo al loro impegno tenace e silenzioso, per loro è dovuto, racchiuso in due parole pulite: radici e passione. Inutile chiedere se le comodità del fondovalle non li abbiano mai tentati.

Ti guardano sorpresi: «Siamo nati in questi luoghi», rispondono. Punto. Si è fatto ciò che andava fatto. Pani «esiste da sempre». L’azienda agricola oggi ha quattro mucche, dal cui latte Bepo e Toni fanno nascere formaggi e ricotte che vanno a ruba. A valle Bepo scende il sabato per le consegne ai clienti. Toni scende meno. «Una volta l’anno al mercato di Villa Santina e mi sono preso l’influenza, non sono posti sicuri quelli per me», scherza Toni. Si lavora 365 giorni l’anno qui. «Toni – racconta Bepo – si alza sempre alle 5 per accendere il fuoco (per fare il formaggio e affumicare la ricotta), poi facciamo i lavori nella stalla e il formaggio. Anche fare legna è fondamentale e, quando è stagione, si taglia l’erba per avere fieno buono per le mucche». L’unica vacanza di Bepo consiste in due giorni l’anno per il premio fedeltà alla montagna (lui lo ricevette nel 1986): così ha visto 32 posti, ma Pani per lui resta il top.

Cosa serve a Pani. La viabilità per Bepo e Toni è fondamentale, per il resto hanno le loro contromisure. Se col maltempo la luce salta «abbiamo il generatore, l’elettricità ci serve per mungere». Non negano di sognare una continuità nel tenere viva Pani. Che due figli di Velia con famiglia ci vivano e diano una mano a tenerla pulita apre alla speranza. La domanda classica per gli escursionisti che salgono lassù è: «Non vi sentite isolati?».

A Pani vivono oggi anche due famiglie con lavoro a valle. Michela Bonanni (figlia di Velia), 46 anni, è estetista in casa di riposo e da dieci vive qui con il marito Carlo Danelon (50 anni, che lavora alla Lacon di Villa Santina) e la figlia Marta, 14, studentessa. «Ci chiedono spesso – racconta Michela – non vi sentite isolati? Noi in realtà siamo più a contatto con la gente di molti che vivono a valle, sempre con i cellulari in mano e perdono molti momenti per stare assieme. Qui arrivano tante persone e ci parli davvero. Tornano pure con amici». Anche con ruoli importanti. «A Pani – confessa Carlo – sono più rilassato, sereno, non lo puoi spiegare cosa ti dà questo posto, ti fa bene. Con dieci minuti di strada in più hai una vita diversa».

I compromessi. Vivere in Pani ha il suo fascino, «ma se hai il lavoro a valle sai già che se inizia a nevicare tosto – spiega Carlo – devi scendere in paese anche nel cuore della notte». Ma siete ricchi, voi? Sono ancora divertiti Michela e Carlo per la domanda di alcuni visitatori. «Abbiamo recuperato – ricorda Michela – uno stavolo, in rovina, e l’abbiamo trasformato nella nostra casa. L’idea all’inizio era sistemare lo stavolo che Bepo mi aveva dato e venirci il fine settimana. Poi la nostra scelta, senza vincolo un domani per nostra figlia. Abbiamo lavorato alla casa con sacrifici, secondo le disponibilità economiche, poche. Non ce l’avremmo fatta senza cognati, fratelli, parenti, amici. Ci hanno dato una mano come si faceva una volta: il cugino ingegnere ha fatto il progetto, mio fratello le parti in legno, lo zio quelle edili».

Il fratello di Michela, Gianni, ha 53 anni e una falegnameria a Raveo. Con la moglie Manuela, fisioterapista, il figlio di 19 anni che lavora con il papà, e la figlia di 13, vive qui ancor da prima. «Loro – racconta Michela – si sono sposati nel 2000 alla chiesetta di Pani. Gianni è straconvinto della scelta. Tutti i nostri figli danno una mano nei prati. Mio nipote sa fare pure il formaggio». Vogliamo mantenere Pani così «Bepo e Toni per me – aggiunge Michela – sono persone pure, piene di principi. Se noi ci facciamo prendere dalla frenesia, una loro parola pacata ti fa rendere conto che magari ti stavi scordando le cose importanti. Col loro esempio ti danno equilibrio. Ben prima di venirci a vivere, salivamo il fine settimana e nell’aiutarli a fare il fieno avevamo fretta di tornar giù e invece loro insistevano a rastrellare ogni filo d’erba per avere un fieno perfetto per le mucche e per la cura dei prati. Abbiamo imparato da loro che le cose fatte con cura sono importanti e ci impegniamo a mantenere Pani così», saluta, fiera, Michela.

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