Dichiarato ineleggibile, ora arriva lo stop alla sospensione: l’avvocato Mascherin reintegrato al vertice

A poco più di un anno dalla decisione del tribunale di Roma di dichiarare ineleggibili al Consiglio nazionale forense l’avvocato udinese Andrea Mascherin, che lo presiedeva, e altri otto consiglieri nazionali, la Corte d’appello di Roma ha dichiarato quel provvedimento «non immediatamente esecutivo». E questo perché si tratta di sentenza di accertamento di status e soltanto le sentenze di condanna, per giurisprudenza costante, hanno tale efficacia.
L’ordinanza è stata depositata lo scorso 20 maggio, nell’ambito del procedimento di impugnazione contro la decisione del giudice della capitale che, dapprima in via cautelare, il 13 marzo 2020, aveva sospeso gli effetti della proclamazione dei nove eletti e quindi, decidendo della causa il successivo 25 settembre, ne aveva dichiarato l’ineleggibilità alla carica, con pronuncia qualificata (in motivazione) provvisoriamente esecutiva.
La vicenda non è evidentemente ancora finita. La discussione del merito della causa di appello è stata fissata per il prossimo 3 giugno.
Nel motivare la “decadenza” delle funzioni dell’avvocato friulano e dell’intero Consiglio, il tribunale romano aveva parlato di mancato rispetto del divieto del terzo mandato consecutivo come consiglieri del Cnf (o doppio mandato per i componenti del Cnf eletti nei Consigli dell’ordine degli avvocati in distretti con meno di 10 mila iscritti). Erano stati una ventina di avvocati, compresi i rappresentanti del Movimento forense e dell’Unione italiana forense, a sollevare il caso davanti al Tribunale amministrativo regionale, che aveva dichiarato la propria incompetenza e rinviato al giudice ordinario. —
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