Dichiarato il fallimento della Lavinox

CHIONS. E' fallita la Lavinox di Villotta di Chions, azienda del Gruppo Sassoli con 93 dipendenti. L’annuncio del provvedimento del tribunale di Milano è arrivato ieri: un copione già visto per lavoratori e sindacati, ma comunque una batosta. Se l’aspettavano, lo temevano, ma la fiammella della speranza ardeva ancora.
Non c’è stata svolta: il peggiore degli epiloghi è arrivato, come a febbraio 2015, quando per l’allora Lavorazioni Inox (214 addetti), poi divenuta Lavinox, era stato dichiarato il crac sempre dal tribunale lombardo. In cinque anni l’azienda ha perso costantemente pezzi e risorse: dal principale cliente, l’Electrolux Professional, che ha ridotto progressivamente gli ordini, sino all’azzeramento, al dimezzamento dell’organico.
I lavoratori ce l’hanno messa tutta per salvare sito e occupazione, persino investendo del proprio nella ripartenza dell’impresa (dopo il primo crac il sito è ripartito grazie al milione e mezzo di euro garantito col Tfr), ma non è bastato.
E questo lascia l’amaro in bocca. A inizio anno i Sassoli avevano presentato domanda di concordato in bianco: la proprietà era convinta che tale procedura fosse “coperta” dal punto di vista economico dalla causa milionaria intentata al Professional.
Un aspetto che aveva lasciato senza parole sindacati e lavoratori, i quali da subito avevano messo in luce che non si poteva avere la certezza che i giudici dessero ragione ai Sassoli e condannassero la multinazionale con sede a Vallenoncello al risarcimento in tempi stretti, e in particolare all’interno delle tempistiche, ben più celeri, di un concordato. Un mese fa l’ipotesi del fallimento è parsa vicina: in un confronto telefonico tra consulenti del Gruppo e sindacati era stato annunciato che il piano prospettato dai Sassoli era difficile da realizzare.
Ora la conferma e il crac, che allunga le tempistiche affinché i lavoratori ancora in organico e quelli che hanno lasciato la fabbrica si vedano riconosciuti gli stipendi (dicembre e venti giorni di gennaio), Tfr, ferie e permessi. La procedura del concordato aveva congelato la questione spettanze: il fallimento complica il quadro.
Sino a ieri 11 operai e 2 impiegati lavoravano nello stabilimento di Villotta, mentre gli altri dipendenti erano a casa in cassa integrazione. «Quello che avevamo previsto si è verificato: un brutto finale, che mai avremmo voluto, ma non c’erano alternative per come è stata gestita la partita dai Sassoli – ha commentato il sindacalista di Fim Cisl Denis Dalla Libera –. Ora auspichiamo un confronto col curatore per capire modalità e tempi del recupero crediti e verificare anche la questione della cassa, la cui scadenza è fissata per il 16 febbraio: da capire se col crac rimane invariata».
«Un duro colpo: l’amarezza è forte – ha commentato la Rsu Fiom Angelo Marian –. Ce lo aspettavamo, ma non si è mai preparati abbastanza».
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