Di Brazzà, è battaglia legale sui beni

UDINE. Un luogo di incontro fra le grandi storie del Novecento, sintesi della parabola esistenziale di un grande esploratore; una sterminata raccolta letteraria, in parte ispirata all’operazione Walkirie, ultimo infruttuoso tentativo di fermare la follia del Führer, fra libri e carteggi con l’eco dei fasti della belle èpoque e l’intreccio plurisecolare delle nobili famiglie friulane. C’è questo e c’è altro ancora nella famosa biblioteca di Detalmo Pirzio Biroli a villa Savorgnan di Brazzà, a Brazzacco di Moruzzo. Quasi un luogo dell’altrove, una dimensione atemporale, con la sua raccolta d’inestimabile valore costituita da statue, oggetti simbolici e sacri, maschere, tessuti appartenenti a tribù africane come i Bambara, Boulé, Dogon e altri popoli di Mauritania, Mali e Senegal, oggi al centro di una vicenda giudiziaria che giovedì approderà in tribunale davanti al giudice Gianfranco Pellizzoni.
Ad avviare quella che definisce «una battaglia per il Friuli, per la città di Udine e, soprattutto, per l’integrità del patrimonio dei beni culturali mobili nella villa Savorgnan di Brazzà» è l’architetto Roberto Pirzio Biroli che, con il fratello Corrado, è l’erede di Detalmo, docente e diplomatico, studioso e viaggiatore. Un’azione legale destinata a impedire la disgregazione di un patrimonio di grande importanza etnodemoantropologica dal quale sono nati i libri “Africa nera”, “Rivoluzione culturale Africana” di Laterza e “Sahel” edito da Sansoni.
«Le statue sono state asportate senza la mia autorizzazione» spiega l’architetto Pirzio Biroli comproprietario assieme al fratello Corrado di tutti i beni mobili esistenti nella villa vincolata dalla Soprintendenza. E proprio quest’ultimo, diplomatico di chiara fama in Europa, avrebbe trasferito parte del patrimonio di cui si compone la collezione per destinarla a una nuova realtà museale, dedicata a Pietro Savorgnan di Brazzà. «Nelle ultime settimane - aggiunge l’architetto Pirzio Biroli – sono stati asportati dalla villa acquerelli dell’ambasciatore Ulrich v. Hassell giustiziato da Hitler per gli attentati dal 1939 al 1944 e incisioni di paesaggi romani di Ascanio Savorgnan di Brazzà, allievo del Canova. L’asporto di questi e altri beni mobili è partito a fine luglio a mia insaputa. Corrado, nonostante i contenuti del Codice Urbani e della legislazione ministeriale sui beni mobili che prescrive l’integrità dei beni negli ambienti abitati da coloro che vi hanno vissuto e li hanno collezionati, cioè le stanze di Detalmo Pirzio-Biroli e Fey von Hassell, ha asportato questi beni».
Il materiale asportato è destinato al museo su una proprietà estranea ai Pirzio Biroli, dedicato all’esploratore Pietro Savorgnan di Brazzà, con contributo ottenuto dalla Regione. Lo stesso Detalmo Pirzio Biroli si impegnò strenuamente con il figlio Roberto per realizzare un museo dedicato al prozio grande esploratore, e agli archivi italiani e francesi che conservano le sue memorie. Intendeva allestirlo nella barchessa di destra del 1600 all’ingresso della villa, e per 20 anni presentò alla Regione richiesta di contributo in tal senso. «Entrambi pensavamo a un’entità museale nella barchessa realizzata con criterio filologico storico – precisa Roberto - non a un insieme di oggetti di svariata provenienza sistemati altrove».
Così, per impedire la disgregazione di un patrimonio ritenuto inscindibile dagli ambienti abitati dai genitori, Roberto Pirzio Biroli assistito dall’avvocato Franco Giunchi ha ottenuto il sequestro giudiziario di tutti i “beni mobili” situati nella Villa Savorgnan di Brazzà.
La Soprintendenza regionale è già intervenuta con preavviso per l’avvio del procedimento di vincolo dei beni mobili conservati nella villa, dopo il sopralluogo del luglio 2010, del soprintendente Luca Caburlotto. L’architetto ha chiesto l’immediata ricostruzione di tali ambienti della villa paterna con tutti i beni mobili asportati, contestando le caratteristiche dell’erigendo Museo ritenuto «non corrispondente a quanto previsto dalla Regione e quanto merita il Friuli, in un ex granaio e cantina non di attuale proprietà Pirzio-Biroli, il cui restauro è stato finanziato dalla Regione».
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