Deve pagare la caldaia all’Ater
SACILE. I sacilesi si raccontano sul web e le storie intrecciano casi, spese e dolori: sulla casa, per esempio. Storie di sfratti, costi e ansie. «Si rompe la caldaia a un inquilino Ater e deve pagare di tasca propria le spese di sostituzione – ha postato Ezio su Facebook –. Storie di ordinaria follia».
Per non rimanere al freddo, si apre il portafogli. «L’onere della sostituzione della caldaia rientra tra gli obblighi del proprietario – richiama il sacilese –. Questo, ai sensi dell’articolo 1621 del Codice civile: alla voce riparazioni. “Il locatore è tenuto a eseguire a sue spese, durante l’affitto, le riparazioni straordinarie”. Le altre, sono a carico dell’affittuario».
Meglio pagare per non battere i denti e, poi, dovrebbe scattare il rimborso. «L’inquilino ha dato disdetta e con il figlio che lavora si sono comperati una casetta da sistemare – è l’epilogo della storia che ha postato il sacilese –. Ma oltre a non rimborsare ancora la caldaia (anche se pare assurdo) l’Ater ha chiesto di togliere il box della doccia. Da dire che l’inquilino non ha chiesto soldi per quello che ha costruito, cioè il box doccia. Credo che qualsiasi successivo inquilino, non pagandolo, lo avrebbe tenuto ben volentieri».
Le regole vanno applicate, nelle case popolari. «Sono avvantaggiati gli immigrati per avere la casa Ater – ha chattato Sabrina –. Va bene aiutare gli indigenti, ma ci sono immigrati che fanno la ricongiunzione famigliare per aumentare il periodo di diritto alla casa».
La crisi mette a nudo il “chiedo casa”, in città. Il patrimonio pubblico delle case Ater, è aumentato a circa 4 mila alloggi, in provincia. Oltre il 50% di questi immobili presenta i danni dell’età: l’offerta di nuove costruzioni ha subito una progressiva diminuzione dagli anni Ottanta in poi. Il rapporto della Provincia segnalava, un paio di anni fa, l’incidenza dell’affitto sul reddito familiare che è intorno al 20% medio, con punte più alte. A Sacile e Pordenone, i canoni spesso “graffiano” i redditi medi degli inquilini che si trovano in difficoltà.
«La soluzione per tante giovani coppie, anziani soli, famiglie monoreddito che non sono nella fascia Ater, oppure disoccupati, potrebbe essere il “social housing” – dicono allo sportello sindacale Cisl in vicolo Dal Fabbro –. Anche a Sacile».
Casa a prezzi abbattuti del 20%: l’“housing sociale” era il futuro della ex scuola a San Michele. Prima della crisi.(c.b.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto