«Detenuti, un’Oasi di speranza»

La cooperativa festeggia il ventennale: ha regalato una nuova vita a quasi duecento persone
Di Chiara Benotti

«Non era un miraggio: dopo 20 anni di carcere ho trovato la dignità nell’Oasi e ho visto le stelle nel cielo». Storie di gente così, come Luca: gente che ha un passato “storto” da dimenticare e che ha il coraggio di metterci la faccia, rimboccarsi le maniche, sudare nel lavoro e ricominciare nella Cooperativa sociale Oasi 2, a Pordenone. In via Ferraris 63 ci sono le storie incrociate alle speranze e, ieri mattina con lo staff dell’Oasi, tanti sacerdoti, i volontari e il vescovo monsignore Giuseppe Pellegrini, hanno incardinato il film delle memorie e dei risultati concreti. Fatti, magoni, entusiasmi, disperazioni condivise e la gioia sobria di 20 anni di lavoro, accoglienza e comunità per 200 ex detenuti accolti. Il 98 per cento non è più tornato in cella: miracoli?

Primi 20 anni. «Una grande esperienza di vita». È la sintesi di 20 anni di volontariato: quello di Sandro Castellari direttore della coop sociale che cura il verde pubblico e privato con il presidente Sergio Chiarotto e tanta gente di buona volontà. Collaborano e partecipano l’associazione “Carcere e comunità”, la Casa circondariale di piazza della Motta, la “San Vincenzo”, la Provincia il Comune di Pordenone, quello di Cordenons dove c’è la casa Oasi 1, poi la Fondazione Crup che non si tira indietro e ha promesso il sostegno alla vita della cooperativa nel 2016. Alla festa anche don Pier Giorgio Rigolo, don Galliano Lenardon e don Gian Carlo Stival che della cooperativa hanno condiviso il percorso.

La storia. «Di 20 anni di vita e attività si possono ricordare in sintesi – hanno detto Castellari e Chiarotto –alcuni momenti fondamentali». L’ispirazione originaria è quella del Cedis, l’associazione di don Galliano che si dedicava al recupero delle persone disagiate, e con dipendenze tossiche. I corsi di formazione professionale ai carcerati per la gestione del verde gestiti con l’Irfop e Bepi Franchi, sono stati una tappa fondamentale. «Dopo l’allontanamento dal Villaggio del Fanciullo e la difficile parentesi ad Azzano (in una stalla parzialmente ristrutturata) – mette in fila i fatti il libro di memorie “20 – 1995-2015” – la svolta è stata con l’acquisto, come sede, di una vecchia casa colonica abbandonata in via Seduzza. A Cordenons ai margini delle Grave». Il sostegno della fondazione Crup, il supporto morale e materiale dei vescovi della diocesi Concordia-Pordenone hanno dato gambe all’utopia possibile.

La rete. «L’amicizia e collaborazione di don Pier Giorgio Rigolo sono un pilastro della rete sociale – ha continuato Castellari –. Si è assunto l’impegno di gestire la prima casa in via Seduzza, dopo che la cooperativa aveva trasferito la sede operativa in via Ferraris. Per offrire l’accoglienza, il sostegno materiale e psicologico a chi, uscendo dal carcere, non trova altro luogo di vita». La vita della coop Oasi va avanti: con il finanziamento dei progetti e l’affidamento di lavori “verdi”. Va avanti con tanti amici, come la società Gea che offre lavoro e occupa 25 soci. «Una storia di 20 anni intrecciati di sogni, fede – hanno detto il vescovo monsignore Pellegrini e don Galliano – e fatti concreti». Bravi e basta, quelli dell’Oasi.

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