Demolito il vecchio silos dell’ex mobilificio Celotto

brugnera. Demolito lo storico silos dell’ex mobilificio Celotto a Brugnera: addio al simbolo di una stagione industriale segnata dalla crisi.
Un intervento che cambia lo skyline della zona: il vuoto lasciato dalla struttura in acciaio e ferro che serviva alla raccolta della segatura e polveri ha dato spazio alla subentrata proprietà del mobilificio Tomasella, in via Dante.
La demolizione è stata accolta con curiosità a Brugnera: l’intervento dà più luce al quartiere, commentano i residenti, ai quali il vecchio silos ricorda soprattutto la crisi che ha lasciato a casa un centinaio di lavoratori, poi riassorbiti in altre aziende.
Anni che hanno segnato nel profondo la comunità di Brugnera, dove l’azienda aveva messo radici alla fine degli anni ’40.
Nel 2003 erano finiti in mobilità i primi ottanta dipendenti, dopo che la situazione nel gruppo Celotto era precipitata in pochi mesi.
Il primo rallentamento si era registrato già nel 2001, con il mercato Usa che non tirava. L’aria di crisi era chiara dopo un anno.
La frenata del mercato americano, dove l’ex Celotto esportava oltre il 60 per cento della produzione, il rafforzamento dell’euro e la concorrenza dei cinesi erano state decisive per le sorti del gruppo, e non solo.
A catena erano finiti in mobilità anche gli addetti alle tre aziende “satellite” la Ciam di Polcenigo, B-sail di Sacile e Siti di Roveredo in Piano.
Negli anni 1992-2001 l’azienda, fondata nel 1949 dai fratelli Aleandro e Sante e dal cugino Rinaldo, era stata trascinata da una crescita massiccia del volume di affari e del fatturato.
Nel 1992 il fatturato del mobilificio era di 3,5 miliardi di lire poi era salito a 45 nel 2001: dopo 24 mesi, la chiusura.
Ora, a distanza di quasi 20 anni dalla crisi, viene demolito il silos dello stabilimento. —
C.B.
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