De Eccher: nessuna pressione sui ministri Lupi e Alfano

UDINE. Nessuna pressione sui ministri Maurizio Lupi (Infrastrutture) e Angelino Alfano (Interni). La volontà invece di evitare il ricorso ai tribunali e di chiudere il caso dell’interdittiva antimafia attraverso un contatto diretto con il ministero degli Interni e in base al principio di autotutela della pubblica amministrazione. Tentativo che non andò a buon fine, perché sul caso hanno messo la parola fine prima il Tar Fvg e poi il Consiglio di Stato.
L’impresa Rizzani de Eccher, attraverso una nota degli avvocati Maurizio Miculan e Paolo Venturi, spiega così le telefonate tra Claudio de Eccher (che non è indagato e non era oggetto delle intercettazioni) e Francesco Cavallo, imprenditore milanese arrestato lunedì perché coinvolto nell’inchiesta fiorentina sul “sistema” di tangenti per le Grandi opere. Nell’ordinanza cautelare dei giudici fiorentini titolari dell’indagine, Cavallo viene intercettato. È al telefono con Claudio de Eccher, in alcuni episodi di marzo e luglio 2014. «Anche l’imprenditore friulano – sottolineano i magistrati – ricorre a Cavallo per raggiungere le autorità istituzionali».
In primavera de Eccher chiama Cavallo – dicono i pm fiorentini – e gli indica la necessità che Lupi partecipi a un convegno sulle grandi navi in laguna. A luglio, invece – è ancora il contenuto dell’ordinanza –, de Eccher scrive un’e-mail a Cavallo, chiedendogli «il grande favore di informare il nostro comune amico con preghiera di urgente intervento al ministero degli Interni», perché a giugno la prefettura di Udine ha emesso l’interdittiva nei confronti del colosso friulano delle costruzioni.
«Le telefonate della primavera nulla hanno a che vedere con l’interdittiva. Dal reale contenuto delle stesse – scrivono Miculan e Venturi – appare evidente che Claudio de Eccher, premettendo d’essere membro del direttivo dell’associazione industriali di Venezia, lungi dal promettere alcunché, si è premurato di richiedere la presenza del ministro Lupi a un convegno».
Le telefonate di luglio, invece, servono «a sollecitare un contatto diretto con il ministro degli Interni», indicano i legali. L’azienda aveva presentato un’istanza di riesame del provvedimento prefettizio inoltrata anche al ministro dell’Interno. «Tale iniziativa – continua la nota – aveva l’unico scopo di arginare i gravissimi danni derivanti dall’adozione del provvedimento prefettizio, attivando un procedimento tipico di autotutela da parte della pubblica amministrazione, senza costringere l’impresa a perseguire la via giudiziaria, con tempi, costi ed esposizione mediatica di intuitiva onerosità e lesività. Un’azione che s’inquadra nel legittimo esercizio del diritto di difesa, anche nei confronti dell’autorità amministrativa».
Ma il contatto diretto con il ministero non arrivò. E il Gruppo de Eccher dovette passare prima al Tar Fvg e poi al Consiglio di Stato che una settimana fa ha annullato definitivamente l’interdittiva.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto