De Benedetti: giornale libero che dà voce alla gente

UDINE. «Il Messaggero Veneto rappresenta in modo del tutto libero le istanze della popolazione». Eccolo il regalo di compleanno di Carlo De Benedetti, presidente del gruppo editoriale L’Espresso, di cui il giornale del Friuli fa parte.
L’ingegnere ha parlato dal palco del teatro Giovanni da Udine davanti a una platea di altissimo livello, praticamente il gotha della politica, dell’economia, delle imprese, della finanza di questa regione piccola, ma dal cuore grande. Banchieri e industriali, senatori e intellettuali, artisti e campioni dello sport. Tutti a brindare per i primi 70 anni del quotidiano di viale Palmanova 290.
Il discorso di De Benedetti è stato asciutto, conciso, ma di grande spessore. «Il Friuli ha dato al Paese - ha affermato l’editore - personaggi che hanno dimostrato una volontà eccezionale, pur nella loro diversità. Emblemi come Loris Fortuna, Beppino Englaro e Giulio Regeni. Il primo ha aiutato a modificare l’Italia, il secondo ha sottolineato le esigenze dell’etica in medicina, e quella del ricercatore ucciso in Egitto è una bella figura, una bella persona».
Quindi l’ingegnere si è soffermato sulla storia del giornale legato alla sua terra, alle sue radici. «Sembra una frase scontata - ha aggiunto - quella di dire che siamo fieri del Messaggero Veneto. Ma noi oggi siamo estremamente fieri di aver preso il testimone del quotidiano, nato il 24 maggio 1946, da persone che avevano in animo di fondare un giornale per collegare questa regione particolare d’Italia al resto del Paese. E poi c’è stato il passaggio storico del terremoto del 1976: in quell’occasione i friulani hanno dimostrato all’Italia e al mondo la capacità di ricostruire senza piangersi addosso, ma lavorando. Questa operosità silenziosa è un esempio per il Paese. E la visita del presidente della Repubblica Mattarella, il 6 maggio, testimonia la vicinanza dell’Italia al Friuli virtuoso».
Infine De Benedetti ha sottolineato le capacità di innovazione che il Messaggero Veneto ha messo in pratica fin dagli anni Sessanta.
«E’ stato il primo giornale - ha sostenuto l’ingegnere - a uscire a colori, il primo che oggi sperimenta tecnologie avanzatissime legate al digitale. La forza del giornale è il legame con il territorio, perchè ognuno di noi, “atomizzato” nel mondo globale, ha bisogno di ritrovare e identificarsi con le proprie radici». De Benedetti, congedandosi, ha fatto i complimenti al direttore Tommaso Cerno: «Come gruppo abbiamo anche la fortuna di avere un direttore molto bravo, perché qualche volta disturba, visto che sa criticare quando serve, ma interpreta il sentimento vero dei cittadini».
All’anteprima della festa per i 70 anni (la giornata clou con tutta una serie di importanti iniziative) non hanno voluto mancare i vertici del gruppo editoriale L’Espresso e i direttori di ieri. Oltre al presidente De Benedetti, c’era il Dg della divisione quotidiani locali del Gruppo Marco Moroni, l’amministratore delegato del Messaggero Veneto e della divisione Nordest Fabiano Begal, l’editorialista di punta Bruno Manfellotto, il direttore editoriale Finegil Roberto Bernabò e gli ex direttori Sergio Gervasutti, Sergio Baraldi, Andrea Filippi e Omar Monestier, oltre al direttore tecnico Finegil Fulvio Maresca.
Durante i saluti, dopo l’incantevole show del pianista Remo Anzovino, l’Ad Begal è stato protagonista di un “siparietto” con Cerno. «Doveva essere una semplice bicchierata - ha commentato Begal interloquendo con il direttore -, invece è un evento che sta andando avanti da due mesi. Ho ancora tre giorni per presentare i conti di questa festa. Se tutti voi ospiti date un obolo, all’uscita, mi salvate la famiglia».
Anche i direttori, di oggi e di ieri, hanno voluto brindare alle fortune del giornale del Friuli. «Questa festa dimostra - ha dichiarato Roberto Bernabò - la grande relazione tra Messaggero Veneto e la sua comunità. Oggi sta crescendo in modo innovativo, con gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia, ma è sempre un punto di riferimento per la qualità del giornalismo che viene fatto e per la capacità della redazione di essere squadra».
«Lunga vita all’unico giornale italiano che continua a resistere all’assalto della crisi - ha detto Omar Monestier, oggi alla guida del Tirreno di Livorno -. Sono stato direttore a Udine per poco tempo, ma per me è stato un grande onore».
«Il Messaggero Veneto rimane una delle mie famiglie - ha osservato Andrea Filippi, attuale direttore della Nuova Sardegna -. Lo seguo da lontano e vedo come sia cresciuto in questi anni, frutto di un lavoro collettivo di cui sono fiero di aver fatto parte. Il Messaggero è un arzillo 70enne, che ha sempre più spirito e forza».
«Il Messaggero Veneto è voce del Friuli - ha chiosato Sergio Baraldi -, non è solo il luogo dove la comunità si riconosce, ma anche quello dove discute. Sono cambiate forme e stili, ma la sua forza non è mai venuta meno. In un panorama editoriale in crisi, si difende bene. Ed è merito della squadra che sta dietro ai direttori. Un gruppo solido e capace. E poi c’è il sostegno dell’editore, sempre vicino al giornale».
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