Dal Friuli a Torino la sedia del Papa per il pellegrinaggio alla Sindone

Presentata la Cattedra che Ratzinger utilizzerà il 2 maggio
TORINO.
L’opera d’arte friulana viene svelata alle 19.10 in una Torino immersa nella suggestione della Sindone. Una giornata che per il Friuli e il Distretto industriale della sedia è speciale: è un evento, è la dimostrazione della capacità del saper fare e del poterlo fare come una squadra. Perchè è così che nasce la Cattedra papale, quella che verrà utilizzata da Benedetto XVI il 2 maggio, in piazza San Carlo, in due occasioni, la messa per la solenne ostensione della Sindone e l’incontro successivo con i giovani. Quel trono è stato mostrato ieri alla città di Torino, cui verrà poi donato, ma non solo, tra l’emozione dei friulani.


Che la giornata sia storica lo testimonia il presidente dell’Asdi (Agenzia per lo sviluppo del Distretto industriale della sedia), Giusto Maurig, sorridente in ogni attimo della sua missione piemontese. Con lui ci sono una decina di imprenditori, quelli che hanno plasmato la cattedra, ma anche il direttore dell’Asdi, Carlo Piemonte; il consigliere regionale Alessandro Colautti (Pdl); l’assessore provinciale alle Attività produttive Daniele Macorig e i sindaci di Manzano, Lidia Driutti, e di Corno di Rosazzo, Loris Basso.


Ad attenderli nell’aula magna del seminario di via XX Settembre, dove verrà svelato il trono, c’è un piemontese d’origine friulana, Maurizio Baradello, direttore del Comitato ostensione della Sindone. È attraverso lui e il gruppo dirigenti Fiat che è stata possibile l’operazione Friuli-Torino per il Pontefice.


La presentazione della Cattedra, progettata dall’architetto Ivan Vergendo, comincia con un ritardo non sabaudo, di oltre mezz’ora, e serve a far crescere l’attesa. Gli interventi che si susseguono poi, prima di svelare l’opera d’arte, non sono di circostanza. Plaudono al Friuli, agli imprenditori che si sono offerti per realizzare la “sedia”, alla bellezza della costruzione. «Questa esperienza - afferma Fiorenzo Alfieri, presidente del Comitato ostensione Sindone - è una delle più significative, perché siete stati capaci di realizzare un progetto coinvolto e partecipato. È questo lo spirito che ci piace moltissimo, quello di aggregare, quello di unire le forze quando c’è da rispondere a un bisogno che vale per tutti. E poi - conclude Alfieri - ho sbirciato sotto il panno rosso, lo confesso, e il trono è davvero bello».


I complimenti arrivano anche dal presidente uscente del Consiglio regionale del Piemonte, Davide Gariglio. Che definisce la Cattedra papale come una bellissima impresa, un capolavoro, un’eccellenza del Made in Italy. «Anche perché - spiega Gariglio - è stata ideata senza competizione, ma lavorando insieme».


Maurig sorride. E conferma. «Il successo dell’opera è la sua bellezza, sì, ma anche il modo di crearla, insieme. Così - spiega il presidente dell’Asdi - il vicino che di solito si vede come un concorrente, questa volta è diventato un amico e un partner di lavoro in un rapporto costruttivo. Da questa esperienza, chissà, arriveranno altri frutti per chi ha collaborato e per la zona del Distretto».

Già, la collaborazione. Una caratteristica che friulana non è, ma che può diventare il segreto del successo. «Questo trono è un grande risultato - argomenta Colautti - anche perché noi friulani singolarmente siamo molto bravi, è il fare squadra che spesso non ci riesce. E allora, senza scomodare il termine “miracolo”, il manufatto è un grande risultato anche per questo».


È l’ultimo intervento, poi c’è solo spazio per l’emozione e gli applausi. Che arrivano quando Alfieri e Maurig sollevano il telo rosso che copre l’opera d’arte. La Cattedra riempie la sala e il primo elemento che si nota è l’immagine della Sindone, riprodotta a laser, sullo schienale di velluto rosso. Sarà per la suggestione del telo sindonico. O per l’idea di immaginare Papa Ratzinger sedersi sul trono. Questa volta ciò che conta è la squadra che ha costruito l’opera d’arte.

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