Dagli stampi alle pizze i segreti di chi ce la fa

di ELENA DEL GIUDICE
Ricordano i saggi che ciò che non ti distrugge, ti rende più forte. Una regola esportabile nell’economia dove da almeno 6 anni una crisi senza precedenti ha distrutto aziende, cancellato posti di lavoro, compromesso mercati. Eppure, in questi anni difficili, ci sono imprese che non solo hanno resistito, ma sono cresciute, hanno innovato, hanno persino assunto. Imprese fortemente vocate ad esportare prodotti o la loro eccezionale abilità. Imprese che hanno trovato altrove i clienti e il fatturato necessari per restare ancorati al territorio dove sono nate.
A San Vito al Tagliamento c’è la Brovedani, una ex piccola azienda della componentistica a servizio dell’elettrodomestico, oggi gruppo da un migliaio di addetti (450 in Italia, di cui 400 a San Vito e 50 a Bari, e 550 all’estero, in Slovacchia e in Messico) sempre specializzata nella componentistica ma in un altro prodotto: l’auto. Il fatturato arriva al centinaio di milioni l’anno di cui il 97% realizzato all’estero. Quali segreti nasconde la Brovedani? Qual è la ricetta che ha reso possibile crescere in questi anni di crisi? «Il primo sicuramente è l’essere “attaccati” ai mercati nel mondo - risponde Sergio Barel, amministratore delegato della società -. Operando nella componentistica per l’automotive nel corso del tempo abbiamo selezionato la clientela e ci siamo orientati sul mercato tedesco, che non è solo Germania ma “scuola” tedesca. L’altro elemento è l’internazionalizzazione produttiva, con la scelta di insediare unità in Slovacchia e in Messico, necessaria per poter conquistare i clienti non solo sotto l’aspetto dei prezzi ma anche logistico. Naturalmente non vanno dimenticati gli elementi basici, che sono una innovazione continua del processo produttivo ma anche dell’organizzazione. La nostra meccanica di precisione è molto orientata al motore. Brovedani - ricorda l’ingegner Barel - è leader per i grandi miglioramenti su consumi ed emissioni che caratterizzano le auto di oggi. Siamo orgogliosi di poter dire che gran parte delle innovazioni che consentono alle auto di consumare la metà del carburante rispetto a 10 anni fa e di contenere le emissioni, hanno un po’ di Brovedani dentro».
Nel “cuore” geografico della provincia di Pordenone, per la precisione a Meduno, in un settore radicalmente diverso, c’è la Roncadin. Uno stabilimento, quello medunese, dalla storia complessa, e non sempre facile, che vive ora davvero un bel presente. La società ha chiuso il mese di settembre 2014 con un fatturato di circa 9 milioni di euro «un record assoluto - è il commento di Dario Roncadin, amministratore delegato - nella storia dell’azienda, ovvero da quando è nata, nel ’92, e da quando l’abbiamo riacquistata nel 2008. Ed è pari - sottolinea - al valore del fatturato annuo del 2008». Un risultato notevole che non è arrivato per caso. «Un insieme di fattori sono all’origine di questo record che beneficia dell’acquisizione di nuovi clienti ma anche dei migliori risultati di vendita dei clienti storici rispetto alle aspettative. Credo venga premiata la q. ualità del nostro prodotto (realizzato con macchinari coperti da brevetto), le pizze surgelate, e sono state apprezzate le ultima proposte, le pizze ultrasottili, la “battuta” o la “schiacciata”, che nella grande distribuzione sta ottenendo buoni riscontri». Ampliata anche la clientela: non solo grande distribuzione e famiglie, ma anche food service». Roncadin ha completato quest’anno un investimento da 3 milioni di euro per una nuova linea produttiva destinata agli “snack” con una pezzatura di 100 grammi per bar, trattorie, ma anche catene come Ikea. «La nostra ricetta? E’ fatta di molti ingredienti, partendo dalle idee chiare che avevamo quando abbiamo riacquistato lo stabilimento nel 2008, alla volontà di proporre un prodotto buono orientato ai diversi mercati, e anno su anno abbiamo puntato a crescere in un mercato specifico. Prima la Germania, poi l’Inghilterra, poi l’Italia - risponde Dario Roncadin -. E poi investimenti di mantenimento (circa 2 milioni di euro l’anno) e quelli nuovi (l’ultimo da 3 milioni)».
Un altro “caso” di successo è il Gruppo Pezzutti, passato da azienda produttrice di stampi per materie plastiche, la Aldo Pezzutti srl di Fiume Veneto, a gruppo di tre stabilimenti con 150 dipendenti (che salgono a 180 nei picchi di stagionalità) e un’unità logistica ad Azzano Decimo, che non solo conserva la propria vocazione produttiva, ma si è evoluto sino a diventare partner dei propri clienti nell’ideazione, sviluppo, progettazione, produzione e fornitura in serie di prodotti in plastica utilizzando svariati polimeri in molteplici settori industriali tra cui spiccano il packaging alimentare, i componenti d’arredo, la meccanica di precisione, il meccano-tessile, l’elettrico, l’idrosanitario, la climatizzazione, l’aspirazione industriale, l’elettrodomestico.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto