Da Tiziano Tessitori fino ai giorni nostri: la storia delle Regione Fvg

UDINE. Un viaggio nella storia della Regione, dalle sue origini storico-politiche alle vicende del nostro tempo, passando per concetti cruciali come autonomia, specialità e rapporto tra governanti e governati.
Su questi pilastri si è svolto, sabato 10 marzo, il secondo appuntamento della rassegna “I segreti della Prima Repubblica”, organizzata dal Messaggero Veneto e rivolta ai componenti della community “NoiMv”. Ancora una volta a salire in cattedra lo scrittore e giornalista Paolo Medeossi.
«Nell’immediato dopo guerra – ha ricordato Medeossi –, nasce per mano di Tiziano Tessitori l’Associazione per il Friuli Autonomo: è l’estate del 1945. In un momento in cui in Italia non si parlava ancora di Regioni, Tessitori e altri mille giovani intellettuali, tra cui anche Pier Paolo Pasolini, decisero che la ricostruzione doveva passare per il tramite di una Regione autonoma e speciale, una terra che orgogliosamente doveva gestirsi».
Se furono in mille a unire l’Italia, altrettanti udinesi diedero il via a un percorso di riconoscimento che già nel biennio ’46-’47 fu approvato dalla Costituente. Ci pensarono le vicende triestine post-belliche a congelare la situazione fino all’emanazione dello Statuto del 1963. Da lì fu un susseguirsi di giochi politici, con il terremoto e la successiva ricostruzione a fare da banco di prova, poi pienamente superato.
Furono anni di predominio incontrastato della Democrazia cristiana, forza politica che dovette cedere il passo con le elezioni del 1993, dove in una notte il Friuli Venezia Giulia divenne leghista. Da allora si sono susseguiti cinque diversi Presidenti in cinque anni, con in particolare il mandato di Sergio Cecotti a lasciare in eredità la nuova e attuale sede in via Sabbadini e l’uscita dal sistema sanitario nazionale.
Nel 2003 la prima elezione diretta di un governatore, un cambio di sistema e poteri che ha visto susseguirsi Riccardo Illy, Renzo Tondo e Debora Serracchiani. In tutto questo, la nostra Regione rimane esempio esclusivo ed eccezionale.
Lo è già dal nome, unica delle venti ad avere una sigla. E poi quel trattino ancora dibattuto a distinguere nettamente il “Friuli” dalla “Venezia Giulia” (quest’ultima nemmeno una nozione geografica, ma creata al fine di conferire italianità a quei territori), una spia linguistica in grado di rivelare ciò che a Medeossi piace definire «un taboo irrisolto».
E anche le imminenti elezioni, quelle del 29 aprile, dovranno farci i conti, tenendo però sempre a mente uno slogan, non politico: «Il Friuli Venezia Giulia è una regione particolare certo, ma dobbiamo volerle bene». Ha concluso Paolo Medeossi.
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