Da Ros in carcere, quattro perquisizioni

Al setaccio l’abitazione del corridore di Nave di Fontanafredda e quelle, a Caneva, di alcuni iscritti a palestre Agli arresti anche un impiegato liventino: avrebbe procurato gli ormoni Gh. Decine di intercettazioni
PADOVA E’ la città in cui sarebbero avvenuti i fatti Dall’altare alla polvere in un giorno solo. Proprio quando aveva raggiunto l’apogeo della sua ancor verde carriera, Gianni Da Ros, professionista della Liquigas, ha visto disintegrarsi i sogni di gloria sportiva e l’immagine di ragazzo modello. Arrestato ieri mattina nell’albergo di Tencarola(Padova), dove era in ritiro con la nazionale italiana della pista in vista dei mondiali, il ventiduenne ha trascorso la notte nel carcere di San Vittore a Milano. Nell’occhio del ciclone, tuttavia, non è finito solo Da Ros. Sono state perquisite la sua abitazione, a Nave di Fontanafredda, due case a Caneva, di frequentatori di palestre, e quella, a Sacile, dell’impiegato Davide Lucato, 29 anni, cicloamatore, finito anche lui agli arresti con l’accusa di aver procurato e venduto l’ormone della crescita Gh al ciclista. Nell’indagine, nata da un’inchiesta televisiva delle Iene (ne parliamo diffusamente a pagina 3 del primo fascicolo), sono anche coinvolti due dilettanti veneti, ex compagni di squadra di Da Ros alla Marchiol: Marcello Bertolo e Albino Corazzin, a cui Da Ros, secondo l’accusa, avrebbe ceduto gli ormini Gh. Il doping sarebbe stato smerciato in una palestra di Padova, frequentata da Da Ros, a carico del quale l’accusa si dice pronta a esibire decine di intercettazioni telefoniche. «Avevamo ricevuto la telefonata dei Nas - ha detto ieri Rino De Candido, collaboratore tecnico del settore pista della Federciclismo, in albergo con Da Ros -. ma pensavamo a un controllo di routine. Quando si sono presentati alle 7, invece, abbiamo capito che volevano Da Ros. I carabinieri sono rimasti da soli con lui un’ora. Poi Gianni ci ha detto che non era nulla di grave e che doveva soltanto chiarire alcune cose. Per noi è stata una mazzata». Ora, per Da Ros, porte della Nazionale chiuse, come disposto dalla Federciclismo. La Liquigas Sport, a cui il professionista di Nave si è legato per due anni, lo ha già sospeso. In caso di provata colpevolezza, Da Ros verrà licenziato e la società gli chiederà un risarcimento per danni all’immagine aziendale che, nelle intenzioni, potrebbe addirittura essere milionario.

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