Da Manzano, Buttrio e Pavia in marcia contro l’inceneritore

MANZANO. Una marcia contro l’inceneritore. A organizzarlo per sabato un gruppo di cittadini di Manzano, Buttrio e Pavia di Udine che percorreranno 500 metri di strada da via Del Cristo all’impianto...
Manzinello 29 28 settembre 2015 inceneritore © Petrussi Foto Press - Massimo Turco
Manzinello 29 28 settembre 2015 inceneritore © Petrussi Foto Press - Massimo Turco
MANZANO. Una marcia contro l’inceneritore. A organizzarlo per sabato un gruppo di cittadini di Manzano, Buttrio e Pavia di Udine che percorreranno 500 metri di strada da via Del Cristo all’impianto di smaltimento al centro delle polemiche.


La decisione arriva alla vigilia dell’incontro programmato il 3 ottobre nella sede della Provincia di Udine dove la conferenza dei servizi si esprimerà sulla richiesta della proprietà dello stabilimento, la Green stile srl, di modificare i codici dei rifiuti da trattare e di implementare il conferimento della plastica da bruciare. Ieri il gruppo spontaneo di protesta ha tappezzato le strade dei tre paesi di 500 volantini chiedendo l’adesione alla manifestazione dei residenti. Il ritrovo è previsto alle 16.30 a Manzano nel piazzale dell’ex Lidl, da dove partirà un corteo – con cartelli e striscioni – in testa al quale «ci saranno anche alcuni bambini», come annunciano i manifestanti. Quindi, attraversando via Duca d’Aosta il corteo raggiungerà la sede dell’impianto in via Volta.


«È necessario far sentire la nostra voce agli enti regionali chiamati a prendere questa decisione. Dobbiamo essere in tanti – fa presente il comitato –. Abbiamo bisogno della presenza di tutti, bambini, giovani e anziani».


Determinanti risulteranno i pareri dell’Arpa e dell’azienda sanitaria intergrata udinese che non erano presenti alla riunione di fine agosto, sempre a Palazzo Belgrado (la Provincia non ha competenza ambientale in materia, acquisita ormai dalla Regione), durante la quale il sindaco Mauro Iacumin si era dichiarato contrario all’aumento considerevole delle plastiche conferite all’incenerimento.


«La salute è un bene importante, dobbiamo difenderlo – dice il gruppo di cittadini –. Già la plastica è pericolosa, ma chi ci assicura che non ci siano altri rifiuti pericolosi? Il business di pochi ricade sulle spalle di tanti. Non ci sentiamo sicuri a casa nostra. E i proprietari di quell’inceneritore non hanno certo bisogno di quei soldi per vivere. Oltretutto i tecnici che sono a capo dell’impianto sono gli stessi del passato, quando l’inceneritore è stato chiuso per i livelli fuori norma della diossina, verificati a suo tempo dall’Arpa».
(d.v.)


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