Da cjoc a doc, è una questione di orgoglio

UDINE. Friuli Doc torna con orgoglio alle origini. All’epoca della nascita, al 1995. Quando c’era, ma non si vedeva. Quando con discrezione alcune decine di locali, su un’idea dell’amministrazione comunale, si misero in rete per proporre menu nostrani, assaggini e buon vino offrendo una vetrina di qualità ai nostri prodotti.
Negli anni la kermesse è cresciuta fino a diventare la più grande sagra della regione, portando con sè il meglio del peggio e il peggio del meglio che emerge in quei contesti. Non a caso la manifestazione è stata soprannominata “Friuli cjoc”. Quasi che il culmine del divertimento fosse quello di ubriacarsi fino a perdere il controllo. Certo, per fortuna non per tutti, ma per molti. Anno dopo anno, quando le tasche erano piene e le pance pure, l’appuntamento è diventato un’adunata. Certo, famiglie, nonni, ragazze e ragazzi, coppiette. Ma anche i soliti guastafeste che non conoscono il senso del limite. E via via è andato scomparendo anche quello spirito che era alle radici dell’idea. Abbiamo visto sfilare di tutto. Le tavole imbandite non hanno conosciuto più confini gastronomici. Per alcuni anni piazza Primo maggio con gli stand stiriani e carinziani ha offuscato il resto delle piazze. E poi dal kebab al frico, dal vino alla Coca Cola, dallo strudel al wurstel. Una manifestazione lievitata a dismisura per confini e anche per prezzi. «Abbiamo pensato – spiega l’assessore comunale alle Attività produttive e al Turismo, Alessandro Venanzi – che dopo 20 anni fosse giunto il momento di mettere mano in modo strutturale al regolamento, venendo incontro da un lato alle richieste condivise con le associazioni delle Pro loco, e dall’altro alle esigenze manifestate dalla Regione che ci ha chiesto, per poter vincolare i finanziamenti, una maggiore chiarezza e una trasformazione della rassegna verso una reale fiera enogastronomica. Questo ha portato alla necessità di un cambiamento nelle regole per garantire la continuità di una manifestazione che porta in città un giro di affari di 4 milioni di euro. In buona sostanza vogliamo tornare all’idea di fiera, dove si degusti in vari stand le tantissime peculiarità del nostro territorio». Tornare quindi ai valori fondanti, all’identificazione territoriale, alla valorizzazione dei prodotti locali. L’assessore ha aggiunto: «Il nostro obiettivo non è quello di aumentare la quantità di persone presenti a Friuli Doc, ma di accrescere il pubblico che è interessato alla degustazione dell’eccellenze dei prodotti regionali e che non fraintenda, invece, i valori fondanti della manifestazione. Su questo abbiamo avuto il preciso mandato di riqualificazione di Friuli Doc da parte dei cittadini. Spetta ora a noi avere il coraggio di intervenire e mettere in pratica quanto ci è stato richiesto». Va dato atto a Venanzi e all’amministrazione di aver preso in mano il timone per riportare la barca nel porto di partenza. E il centrodestra, va detto, con onestà intellettuale ha riconosciuto la svolta. Bisognerà vigilare perché la città non sia in alcuni punti una latrina a cielo aperto, perché i rifiuti e i vetri rotti non siano ancora il ricordo del giorno dopo lungo strade e piazze cittadine, perché Friuli “cjoc” passi agli archivi. Tra gli esercenti c’è chi storce il naso, perché non solo i prodotti dovranno essere d’origine controllata ma anche gli stand dovranno rispettare regole estetiche per arginare un luna park. Il braccio di ferro tra Comune e commercianti ed esercenti c’è sempre stato. Per il centro aperto o per il centro chiuso, per i parcheggi o per le piste ciclabili, per le iniziative in piazza o per le piazze che si spengono. Adesso anche per Friuli Doc. Il tema della riqualificazione del centro città è ampio. E passa anche dall’offerta che il cuore di Udine dà ai suoi visitatori. Una sagra popolare si può trovare ovunque. In quasi tutta la provincia. Un appuntamento di qualità è invece un segnale che distingue il capoluogo. La soluzione più restrittiva sarà soddisfacente? Alcuni esercenti terranno chiuso dall’11 al 14 settembre così come hanno minacciato?
Come andrà? Chi controllerà? Staremo a vedere. Un segnale è stato dato. Se poi Friuli “cjoc” ridiventa Friuli Doc ne riparleremo a settembre.
@paolomosanghini
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