Da Aquileia al Giappone: Zanin esporta la musica

Il suono è soave, modulato, poderoso. Si alza per entrare dentro l’unica piccola nube di un cielo tiepolesco. E le canne dell’organo sono lì, allineate, lucenti, disposte in ordine crescente e decrescente. Sono loro che, costruite, sagomate a dovere, rispondono al comando dei tasti in madreperla. Chi ha la fortuna di assistere ad una lectio magistralis, scopre il fantasioso mondo, fatto di tecnica, esperienza e capacità che girano intorno ad un organo, costruito a mano, frutto di una antica scuola che si perde nella notte dei tempi.
Gustavo Zanin è il magister organorum che da anni, continuando una professione di famiglia, costruisce organi che vanno in tutto il mondo. Zanin ha una storia intensa: ha incontrato personaggi di taratura mondiale ed è stato invitato, per mettere a punto o costruire ex novo, gli organi delle prestigiose cattedrali.
Fondatore di questa non facile attività è stato Valentino Zanin (1797 – 1887) che, nel 1823, nel villaggio di Camino al Tagliamento con la sua professione di fabbro ferraio, falegname, tornitore, fonditore di metalli ha allevato i due figli Giuseppe e Pietro che, lavorando nella sua officina, hanno cominciato a fabbricare degli organi per le chiese di Camino di Passariano di Rivolto, San Giacomo e San Pietro Martire di Udine, di Cordenons, Santa Margherita, San Michele di Latisana, Mariano, Aiello.
Tutto questo sapere ed esperienza sono stati raccolti da Gustavo, nipote del fondatore, che ha perfezionato quell’arte organaria portandola a livelli altissimi con riconoscimenti internazionali tanto da essere considerata la più antica bottega per costuir organi d’Italia. L’azienda, attiva a Codroipo in via Livenza, è a conduzione familiare e ha saputo mantenere fede all’iniziale impegno tramandato di padre in figlio attraverso l’arte e la passione per la musica. Legata alla tradizione classica organaria da diversi decenni compie lavori nel campo del restauro e della costruzione di enormi strumenti rispettosi dei canoni e delle sonorità musicali.
L’organo, da sempre, ha affascinato intere generazioni e il suono di questa “macchina” dalle mille forme e dimensioni ha saputo sempre accendere nell’animo un ricordo profondo, quasi un’eco lontana, in un succedersi ritmato di rinvii che si frangono solenni fra le architetture ricercate di antichi luoghi di culto.
Il laboratorio di Gustavo Zanin è stato frequentato dal famoso ballerino Rudolf Nureyev, diventato un amico di famiglia. Nureyev ha voluto farsi costruire un piccolo organo. Il tenore Mario Del Monaco, incantato dal complicato procedere della costruzione di uno strumento musicale dai suoni magici, antichi e moderni nello stesso tempo, ha voluto acquistare una di queste opere d’arte.
I ricordi di Zanin sono tanti e si potrebbero riversare in un grande volume che esprimerebbe emozioni e svelerebbe i tanti segreti che una professione, meglio un’arte, come quella organaria, comporta quando le dita si intrecciano velocissime sui tasti, come un galoppo di cavalli liberi e felici, e i piedi sfiorano, con leggerezza, i pedali.
La sua partecipazione per interventi di costruzione o di ricostruzione di organi è vasta. Si ricordano l’organo in stile rinascimentale italiano per il Duomo di Salisburgo e per il Museo di Treviso (ex chiesa di Santa Caterina), l’organo in stile veneziano per il Duomo di Spalato, l’organo a tre manuali per la Cattedrale di Belgrado, i portativi in stile rinascimentale per il Conservatorio reale di Copenaghen e quello per il Mozarteum di Salisburgo, l’organo del conservatorio di Novara, lo strumento per la Cattedrale di Portoviejo in Ecuador, l’organo a tre manuali in stile romantico per la Basilica Patriarcale di Aquileia, la ricostruzione, entro antica cassa del 1481, dell’organo in stile rinascimentale per la chiesa di San Bernardino a Verona e quello, collocato entro la cassa attribuita a G.A. De Donati del 1508, per il Duomo di Monza, gli organi in stile veneziano in Korea e in Giappone e per l’Università di Hiroshima e per la Hibikigaoka Hall di Niriasaki e tanti altri riportati in vita dall’arte dell’organaro friulano.
«In bottega – dice con orgoglio Zanin – maestri falegnami, affiancati da tornitori, restauratori ed esperti negli svariati settori di intervento, realizzano a mano ogni singolo pezzo secondo pratiche e tecniche antiche, utilizzando materiali della migliore qualità. È un’arte che mi ha dato la possibilità di spaziare a 360 gradi nel mondo della cultura e, in particolare, in quello della musica sacra e profana».
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