Cussignacco, la contea senza squadra

I giocatori se ne vanno e salta la partecipazione al campionato dilettanti
Udine 28 gennaio 2017 Riproduzione foto d'epoca del sig Claudion Minotti. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Udine 28 gennaio 2017 Riproduzione foto d'epoca del sig Claudion Minotti. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

C’era una volta l’Aquila Friuli Cussignacco, un piccolo club nato, quasi per caso, che per dieci anni militò in Eccellenza. Una storia eccezionale che riuscì ad attirare l’attenzione di molti tifosi da tutta la provincia. A cavallo tra gli anni 80 e 90 quella società divenne per importanza la seconda forza calcistica della città dopo l’Udinese. Oggi la favola è finita. La “Contea” ha perso dopo 52 anni la sua prima squadra. «Tutta colpa dei regolamenti e degli svincoli», confessa deluso il presidente Danilo Grossi. «Non eravamo supportati da un progetto societario»: questa invece è la voce dell’altra campana, quella degli ex calciatori che tre anni fa con una clamorosa rimonta erano riusciti a portare il Cussignacco in Seconda categoria e a un passo dal salto in Prima.

Udine 28 gennaio 2017 Riproduzione foto d'epoca del sig Claudion Minotti. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Udine 28 gennaio 2017 Riproduzione foto d'epoca del sig Claudion Minotti. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

Gli anni della fondazione

È il 1965 quando nasce l’idea di dare alla “Contea” una squadra con l’obiettivo di riportare a Cussignacco i giovani promettenti sparsi nei campi di calcio di tutta la Provincia. Alberto Geretti, Lucio Disnan, Zani Piasenzotto e Giampaolo Bertoni sono i fautori di quel progetto. Il campo – un terreno agricolo – viene messo a disposizione dal mister Lucio Disnan. L’entusiasmo è grande. Cinquecento tifosi seguono ogni settimana gli incontri dell’Aquila Friuli. Due anni più tardi arriva la promozione in Seconda categoria.

L’età d’oro dell’Eccellenza

Il progetto diventa sempre più ambizioso. Sotto la presidenza dell’avvocato Michelutti viene raggiunta l’Eccellenza. Per dieci anni i biancorossi militano in uno dei massimi campionati del calcio dilettanti. Un gruppo di dirigenti grazie al volontariato e alla passione riesce a dare lustro a questo piccolo borgo di Udine. Quel terreno agricolo diventato rettangolo di gioco viene illuminato dai fari. Gli spettatori possono assistere alle partite non più in piedi ma comodamente seduti in una tribunetta.

Udine 28 gennaio 2017 Riproduzione foto d'epoca del sig Claudion Minotti. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Udine 28 gennaio 2017 Riproduzione foto d'epoca del sig Claudion Minotti. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

I debiti e il progetto educativo

Ma come spesso capita il passo è più lungo della gamba. Dopo la presidenza di Paoluzzo è Claudio Minotti – sette anni da dirigente –, nel 1997, a prendere le redini della società. Un personaggio che non passa di certo inosservato nella “Contea” per il suo passato di calciatore nell’Udinese nel ruolo di mediano, una formazione sportiva in Veneto e un passaggio significativo nel calcio in rosa con la fondazione dell’“Udinese femminile”. «Insieme con il dottor Gubiani – racconta – ci siamo chiesti cosa servisse una squadra in Eccellenza. Abbiamo ripianato i debiti riportando la società ad avere un attivo di 100 milioni di vecchie lire.

Siamo scesi in Seconda categoria e abbiamo dato spazio a un progetto socio educativo». Il suo motto è “Casa, chiesa, scuola e società sportiva”. «Prima – dice – venivano i ragazzi e la valorizzazione della persona, poi i risultati. Volevamo contribuire, anche in minima parte, con la politica sportiva, ad alleviare il disagio giovanile. Questa era il nostro credo – insiste -. Volevamo differenziarci da altri. Non ci interessava copiare. Non volevamo coltivare solo i ragazzi di maggior talento scartandone altri. Il 95% dei nostri giocatori risiedeva nel paese”. Minotti è un visionario.

Organizza la “festa di fine anno dei pulcini”, “per far vedere ai genitori – spiega – come i loro figli erano cresciuti durante l’anno anche a livello psicomotorio». Un’occasione anche per riunire la popolazione della Contea. «Divennero dei veri e propri cocktail party con tanto di consegna di diploma ai bambini che si apprestavano ad affrontare il salto nei giovanissimi». E poi si dà vita ai campus estivi per i bambini dagli 8 ai 10 anni. Non solo calcio, ma anche basket, scherma, rugby e tennis. E' il primo esempio in città di polisportiva.

Udine 28 gennaio 2017 Riproduzione foto d'epoca del sig Claudion Minotti. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Udine 28 gennaio 2017 Riproduzione foto d'epoca del sig Claudion Minotti. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

La rinascita e la scomparsa

Il progetto di Minotti non viene compreso da tutti. A fine 2000 abbandona la carica e torna a lavorare nel silenzio. Si succedono tre presidenti fino a Danilo Grossi. Il Cussignacco vivacchia in terza categoria. Fino a quando tre anni fa, dopo due esoneri, la società decide di affidare la panchina a Fabrizio Donda. «Da un gruppo di ragazzini un po’ sprovveduti grazie al mister diventammo dei professionisti», ricorda l’ex capitano Gianluca Lena.

Il 4 maggio 2014 diventa una data storica. Un gol all’ultimo secondo di Luca Feole contro l’Aquila regala al Cussignacco la promozione in Seconda categoria. L’anno successivo solo una sconfitta alle semifinali dei playoff impedisce ai ragazzi di mister Donda di centrare il doppio salto. Il giocattolo con il tempo si rompe. Motivi di lavoro e di famiglia spingono alcuni giocatori a dire addio alla casacca biancorossa. La sensazione che un ciclo sia finito spinge molti altri nell’estate del 2016 a svincolarsi.

Così in un giorno di agosto il Cussignacco non iscrive più la prima squadra al campionato dilettanti. Dopo 52 lunghi anni. «Mi sono arrivate 15 raccomandate all’improvviso – spiega il presidente Grossi –. Evidentemente i giocatori cercavano altri stimoli. Lo avessi saputo prima avrei tamponato questa falla».

«Il problema – continua – è che nel calcio dilettanti non puoi programmare. Gli svincoli uccidono questo sport. Se i termini per sciogliere un contratto con la società scadessero due mesi prima dell'iscrizione, a maggio o giugno, ci sarebbe il tempo di continuare e correre ai ripari. Il mio vuole essere un appello alla federazione regionale». Grossi, però, non si perde d’animo e annuncia: «Siamo già nelle condizioni di poter iscrivere a fine stagione la squadra in terza categoria. Torneranno alcuni giocatori. Altri li abbiamo già contattati. Nel frattempo coltiviamo il settore giovanile con 140 ragazzi. Vogliamo ripartire dalla prima squadra e dagli juniores».

Un messaggio di speranza per l’intera “Contea”.

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