Cresce la contestazione al capannone dell’Atap

Sacile, l’architetto Roberto Saccon indica tutti gli aspetti negativi dell’opera Si va verso la costituzione di un comitato per contrastare la scelta

SACILE. E’ possibile che il modello “comitato” sia l’unico in grado di dare voce alle aspirazioni e ai desideri dei cittadini? A sollevare l’interrogativo è l’architetto Roberto Saccon intervenendo nel dibattito sul capannone che l’Atap, con l’avallo del Comune, ha in programma di costruire nell’area antistante al cimitero urbano di Sant’Odorico per farne il deposito degli autobus in riva al Livenza. «Se non ci sarà un ravvedimento amministrativo – annuncia il professionista – un’altra battaglia ambientale si presenterà a noi ambientalisti e ai sacilesi di buona volontà». L’architetto definisce incredibile la scelta di costruire il deposito autobus (un enorme capannone prefabbricato) dell’Atap in prossimità dell’ingresso al cimitero ubicato in un luogo di pregio ambientale (si trova, infatti, inserito in un’ansa della Livenza) e che è oggi il luogo più tranquillo e silenzioso della città.

«Com’è possibile – attacca l’architetto – che il sindaco Roberto Ceraolo, uomo di grande esperienza politica in materia urbanistica, abbia avallato una scelta così cinica e insulsa? Com’è stato possibile che sia venuta meno l’onestà intellettuale degli architetti Bertin e Cervellati, estensori della variante urbanistica? Come non riconoscere che la riduzione della fascia di rispetto cimiteriale, preesistente alla variante, era qui artificiosa e strumentale per la presenza della casa del custode e della bellissima casa rurale dei Burel? Com’è stato possibile che la dirigenza dell’Atap non abbia individuato un altro sito più funzionale in una delle zone artigianali semivuote, per esempio, meglio se in prossimità di strade principali? Ancora dà da pensare il processo decisionale, il contesto nel quale è maturata tale delicata scelta territoriale».

Secondo Saccon, inoltre, il concetto di partecipazione, così tanto propugnato quale modus operandi amministrativo, non ha qui trovato una felice applicazione. «L’assurdità di questa scelta – rimarca ancora il professionista – sta tutta nell’assenza di una qualsiasi coscienza del luogo, del valore di questo luogo, il cimitero, del suo senso del sacro. Quanto all’insostenibilità ecologica di questo manufatto è evidente: determinerebbe un inquinamento acustico intollerabile. E poi soprattutto un inquinamento visivo. Viene alterata anche l’immagine del viale dei Cipressi che ha una propria connotazione e un preciso ruolo urbano, anche se pesantemente alterato da recenti interventi. Quando si apprendono scelte come questa – è la conclusione – sembra essere nella città raccontata da Italo Calvino, dove non c’è più modo di sapere quali sono i vivi e quali i morti».

Per tutelare il cimitero e l’ambiente circostante si andrà quindi alla costituzione di un nuovo comitato e a un nuovo scontro con l’amministrazione comunale? La domanda è d’obbligo. Va detto al riguardo che l’architetto Saccon nel recente passato si era detto disposto a incatenarsi agli alberi per salvare i cipressi del viale che porta in cimitero, che qualcuno voleva abbattere per comodità e per ricavare nuovi parcheggi. Una scelta poi rientrata, ma non certo cancellata. Con l’arrivo del capannone dell’Atap e la “nuova” circonvallazione prevista dal Piano del traffico magari qualcuno tornerà alla carica. Gli autobus, si sa, hanno bisogno di spazio per manovrare...

Mario Modolo

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