Crepet: il modello politico fa male ai giovani

«Il segreto anti-crisi? Coraggio e dinamismo». Il noto psichiatra oggi al Palamostre di Udine per la “Scuola dei genitori”
Roma, Paolo Crepet, psicologo, pscichiatra e scrittore nella sua casa
Roma, Paolo Crepet, psicologo, pscichiatra e scrittore nella sua casa

UDINE. Tocca ripensare a nuove uscite d’emergenza. Il movimento esistenziale assume criticità diverse, a seconda dei flussi, e l’essere statici, in una sorta di atteggiamento d’attesa, è quanto mai controproducente. «Dinamismo!», esorta Paolo Crepet. E come dargli torto.

Lo psichiatra-sociologo amico - anni di televisionando in giro lo hanno fatto ormai accomodare nel salotto di casa - si prede cura dei genitori nell’ardua camminata fra le selve oscure contemporanee, dove lo smarrimento è quasi consuetudine. Una “Scuola” ad hoc potrebbe rivelarsi una guida sicura ben più dell’intuito casalingo.

Eccola, promossa da Confartigianato Udine e dalla Fondazione Crup, con il patrocinio del Comune, della Provincia della Camera di Commercio di Udine e dell’Ufficio scolastico regionale. Proprio oggi, alle 17, il direttore scientifico Crepet scenderà nell’arena per il primo dei cinque incontri. Alle 20.30 al Palamostre (obbligo d’iscrizione. Info: 0432.516772).

- Babbo e mamma si ritrovano a gestire un lavoro fra i più difficili. Sempre peggio?

«Le immagini di Cittadella sono la metafora della nostra epoca. Quella orribile cronaca (il bimbo preso a forza dalla polizia, ndr) ci indica uno dei tanti scricchiolamenti dei fulcri di sempre, sui quali generazioni intere hanno poggiato. Vita, valori, sentimenti tutto è tritato in un contenitore unico adatto a raccogliere la poltiglia. Rimasti soltanto vaghi sapori».

- Anche il mestiere di figlio, però, con quest’aria rarefatta che circola, è mica semplice...

«Il sistema è corroso da antiche ruggini. Il non saper padroneggiare le lingue significa muoversi poco e male. Questo non è un Paese generoso e spesso si richiedono benefici traslochi in un altrove più accogliente. Ma se l’inglese non lo sai hai ben poche chance, in quell’altrove. O uno si ingegna e spende, oppure non si muove dalle sabbie mobili scolastiche. Il conteggio d’insegnanti capaci è veloce; e sa perché? Ce ne sono pochissimi. Mia figlia è appena rientrata da un viaggio in Olanda. A tavola mi dice: “Sai papà, mi sono stupita di come i ragazzi olandesi parlano bene l’inglese. In confronto a noi, cento a zero”».

- Insomma, non te li schiodi da casa ’sti fanciulli.

«Sfiorando, poi, paradossi del tipo: la mamma, che non vuole perdere il bimbo cresciuto in giro per il mondo, evita in tutti i modi l’istruzione utile per l’espatrio. La gioventù deve guardare all’Europa non al paesello. E qui faccio un pit stop a favore degli emigranti».

- Sentiamo.

«Vissero la grande occasione. Adesso li ricordiamo come i poveri con la valigia legata con lo spago in coda per imbarcarsi verso le Americhe a cercar fortuna. Moltissimi la trovarono, non dimentichiamocelo. Tanti palazzi e tanti ponti degli States sono stati assemblati da mani italiane e friulane in particolare. Cento anni dopo si ripresenta la grande occasione. Danimarca e Svezia sono terre ricche e accoglienti. Magari meglio mettere un maglione in più in borsa, ma non è questo il problema».

- Vero. Ce ne sono ben altri, a quanto pare. Il ricambio generazionale è attaccato da troppi fattori negativi...

«Certo, i politici. Evidente. Un esempio tangibile della staticità. Andrebbero eliminati, invece si spalmano abbondante colla sul sedere pur di non perdere il contatto con la cadrega. “I se tacai” a vita. Mettiamoli in una riserva, come i cervi. Prima o poi arriva anche la stagione della caccia. Mi dica lei quale deludente immagine si ritrova davanti la gioventù ogni santo giorno. I ragazzi dovrebbero ragionare in termini dinamici, invece sono costretti a confronti diseducativi.

- Quindi lei è contro il detto: “Mai lasciare la strada vecchia per la nuova?

«Assolutamente sì. Prenda un’azienda qualunque calata nel magma dell’economia. Chi si salva? Chi si rinnova, chi sfodera coraggio, chi lascia, appunto, la strada vecchia. Molti tagliano il tagliabile e fischia finita. Soldi, soldi, soldi. Subito, ma poi? Scordiamoci l’obsoleto campione del Nord Est di cinquant’anni fa. Aprire occhi e orizzonti, viaggiare, importare idee. Guardi, un mio amico è volato in Corea prima di altri. Adesso va come un fulmine. Conosceva l’inglese perfettamente, va detto.

- Domani (oggi per chi legge, ndr ) lei parlerà alle coppie della Scuola di “autorità perduta”. Un anticipo?

«Si è persa l’autorevolezza. La capacità di comandare senza trasformare il ruolo in una dittatura. Dalle alte sfere fino ai genitori. Nessuno escluso, con rari magnifici casi. La responsabilità è difficile da gestire. Occorre gente forte e preparata. E quanti ne contiamo davvero così? Basta sporgersi dal balcone a guardarsi in giro. Una sparuta minoranza».

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