Costruita in Friuli la fisarmonica ideata da Leonardo da Vinci

MAJANO. Leonardo da Vinci l’ha disegnata. Mario Buonoconto, liutaio di Majano, l’ha creata. Si tratta di una fisarmonica, anzi del “padre” della fisarmonica: un organo portativo antesignano della fisarmonica, che non aveva mai trovato una realizzazione pratica. Né da parte di Leonardo, né nei secoli successivi. Ci è riuscito qualche anno fa l’abile artigiano friulano cresciuto a Buenos Aires, dove i genitori avevano deciso di traferirsi da Farla di Majano, poi rientrato a metà anni ’80 nell’amata terra d’origine. «Non riuscivo più a stare lontano», commenta.
Ma come è nata l’idea di trasformare quell’oggetto immaginato dal genio del Rinascimento in qualcosa di concreto. E che funziona? «Dalla curiosità», risponde Buonoconto. Caratteristica che, lo capiamo mentre ci racconta vita e passioni aprendoci le porte della sua casa a due passi dalla chiesa di Majano, ha sempre contraddistinto il percorso di questo artigiano-artista.
Un tragitto che pare un romanzo, scritto tra Argentina e Friuli, e come inchiostro una grande voglia di imparare mai venuta meno negli anni. Una sete di sapere sempre andata di pari passo con quella del saper fare. Che in Buonoconto diventa quel tocco esperto delle mani che lo ha portato a realizzare e vendere in tutto il mondo strumenti antichi, partendo da tavole armoniche di legno. Le stesse da cui è nata anche la fisarmonica di Leonardo. La stessa che Massimo Tagliata, musicista non vedente di Biagio Antonacci, ha suonato accompagnando “Quel secchione di Leonardo”, la canzone vincitrice dell’edizione 2013 dello Zecchino d’oro. Sorride Buonoconto mentre ricorda di quando lo hanno informato della vittoria del pezzo al noto concorso di canzoni per bimbi. Questo artigiano friulano, le cui opere sono conosciutissime tra musicisti e appassionati di strumenti antichi in ogni dove, però, non ama indugiare sui propri successi. Piuttosto racconta di come la vita lo abbia portato, seppur con un giro largo, a quello che è diventato il suo mestiere.
Dagli studi per il diploma di perito meccanico a quelli di Architettura all’Università di Buenos Aires, abbandonati nel momento in cui tanti suoi amici sono diventati, sotto il regime militare, “desaparecidos”. Poi un impiego in uno studio tecnico della capitale argentina dove si progettavano dighe e opere maestose. Fino alla creazione di centinaia di autentiche opere d’arte – con l’immancabile firma rappresentata da un gattino stilizzato, a testimonianza dell’amore per il suo compagno di laboratorio – che riproducono gli originali di antichi clavicembali, violini, ghironde, clavicordi e altri («Dal Medioevo fino a Beethoven»). E che prendono vita pezzetto dopo pezzetto sapientemente collocato nel posto e nel modo giusto. Mai prima di un’accurata e puntigliosa ricerca.
Dietro ogni creazione, tiene a precisare Buonoconto, si sommano ore e ore di studio, ricerche, confronti, osservazioni di immagini, corsi (anche di pittura perché il liutaio le sue opere le dipinge come gli originali). «Fare strumenti è una cosa seria. Sono sempre sulle spine quando lavoro, perché una volta in mano al cliente, devono essere in grado di suonare», commenta.
In quel giro largo di cui si diceva, c’è stato anche il periodo dei plastici. Iniziato oltre Oceano e proseguito con inatteso successo anche in Italia. «Lavori enormi, anche 100 metri quadrati di superficie con tutti i dettagli in scala». Commissionati da grosse società venute a conoscenza della sua “mano”. Di pari passo anche la creazione di navi antiche, passione riesplosa con impeto oggi, come testimoniano gli esemplari che invadono il suo studio e che, notati di recente da un collezionista, sono stati acquistati in blocco. Sullo sfondo di un mestiere – progettare e realizzare plastici – che gli assicurava lo stipendio e che in alcuni periodi lo assorbiva anche 13/14 ore al giorno, non è mai venuto meno quell’enorme amore per la musica trasmessogli dal papà, che di Operetta era un grande appassionato. Poi c’è stato il pianoforte, suonato sin da piccolo. «Ho abbandonato lo studio quando mi sono accorto che non ci sarebbero stati quell’evoluzione e quel miglioramento che avevo immaginato. “O fai le cose bene o lascia stare”, è il pensiero che mi ha sempre guidato». Ma l’amore per la musica è rimasto. Segnando esistenza e mestiere. Un lavoro di mani sapienti per dar vita a opere dell’antichità. In una bottega alla cui porta hanno bussato in molti. Di recente anche un pezzo grosso della Yamaha. In passato, per commissionare plastici, pure Rino Snaidero che ha voluto la riproduzione in scala di tutte le cucine del mobilificio di Majano oramai fuori produzione. E poi il maestro organaro Gustavo Zanin. E i Solisti Veneti – «I miei artisti preferiti» – che hanno chiesto un clavicembalo italiano per un concerto al Teatro Giovanni da Udine. Edificio che l’artigiano majanese ha rappresentato in miniatura. Un elenco lunghissimo di richieste che ancora oggi non si esaurisce. In mezzo anche il tempo per alcune mostre delle sue opere trasformate poi in contatti, conoscenze, amicizie.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto








