Così è rinato dopo il restauro il cimitero dei militi ignoti

Luca Visentin / aquileia
A giudicare dagli accenti e dalle lingue che si sentivano parlare ieri pomeriggio nella zona del Cimitero degli Eroi ad Aquileia, la riqualificazione di una delle aree più importanti per la memoria storica della città patriarcale, della regione, d’Italia e di tutta Europa, sta avendo degli effetti positivi anche sul turismo. Fino a qualche mese fa erbacce, vegetazione spontanea incontrollata e in generale una certa incuria la facevano da padrona. Oggi i visitatori camminano all’interno di un percorso ben ordinato, senza calpestare la terra dove riposano i defunti: le erbe infestanti sono sparite e i cipressi vegliano in modo alto e possente. Sono stati creati infatti dei passaggi in ghiaia, che preserveranno dalla crescita incontrollata delle erbacce e ogni tomba ha il proprio vaso di fiori bianchi.
Nuove piantumazioni ai lati del camminamento accolgono il visitatore fin sotto al monumento dedicato a Maria Bergamas, simbolo di tutte le madri che persero un figlio durante la Grande Guerra. A partire dal proprio insediamento, la giunta e il sindaco Emanuele Zorino hanno indicato tra le priorità il recupero dell’area sacra, cominciando a lavorare fin dai tempi della pandemia nella primavera del 2020, quando la momentanea assenza di turisti favorì l’opera di abbellimento e riqualificazione, pur mantenendo il pieno rispetto della sacralità del luogo.
Un restauro che ha riguardato anche i monumenti, che hanno ritrovato il proprio fulgore artistico, come la scultura intitolata “Il crocifisso e il sacrificio del combattente” di Edmondo Furlan e “L’Angelo della Carità” di Ettore Ximenes. Allo stesso modo è tornato agli antichi splendori il monumento realizzato dall’architetto Guido Cirilli, che custodisce dieci salme degli undici ignoti che furono caritatevolmente raccolte sui campi di battaglia ed esposti all’interno della Basilica di Aquileia: uno di questi fu scelto da Maria Bergamas. L’ampia parte di terreno retrostante l’edificio poponiano che custodisce le 214 salme dei primi caduti durante la Prima guerra mondiale rimane ancore accessibile in maniera libera. Alla fine di queste settimane, con le celebrazioni per la partenza del Milite Ignoto che hanno avuto il proprio apice con la presenza ad Aquileia del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si può dire che la città torna ad essere, dopo l’Altare della Patria ed il Sacrario di Redipuglia, il terzo luogo per importanza dedicato ai militari caduti durante la Grande Guerra.
Colpisce l’afflusso in crescita dei visitatori: una famiglia slovena del Litorale racconta di aver visto la fiction in onda su Raiuno, «un film speciale che a mia moglie ha anche strappato una lacrima – racconta il turista –. Il conflitto visto non dalla solita prospettiva, ma da quello interiore e umano di una madre disperata in cerca del proprio figlio». Nel libro aperto e scolpito che ricorda i nomi dei tanti caduti, molti cognomi testimoniano e sono la prova palese che a combattere nelle trincee si arrivava da tutt’Italia. Una piccola comitiva di Orvieto, riconosce dei cognomi che suonano familiari, mentre chi arriva da più vicino, si ferma davanti alla tomba che ricorda Giovanni Randaccio: «Ecco, mamma, finalmente ho capito a chi è dedicata la mia scuola media», dice un ragazzo. —
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