Copertura del nuovo stadio, al Tar l’ex direttore lavori

L’ingegner Regni ha presentato il ricorso. Chiede l’annullamento della variante. Il legale del professionista: è una nuova soluzione architettonica per curve nord e sud
Udine 19 Gennaio 2015 stadio Foto Agenzia Petrussi Foto TURCO
Udine 19 Gennaio 2015 stadio Foto Agenzia Petrussi Foto TURCO

UDINE. Il Comune non ha revocato l’approvazione dell’ultima variante al progetto dello stadio Friuli e lo studio Regni di Perugia, l’altro giorno, ha depositato il ricorso al Tar, a Trieste. Il professionista chiede l’annullamento della variante relativa alla copertura dell’impianto riservandosi di presentare in un secondo momento la richiesta danni. Tutto come previsto.

Nelle scorse settimane, infatti, l’avvocato Giuseppe Caforio, legale dell’ex direttore dei lavori dello stadio Friuli, l’ingegner Roberto Regni, aveva già avuto modo di dire che «l’intervento previsto dalla variante alla copertura ha un tale impatto che, a nostro avviso, costituisce un nuovo progetto, ma anche ammesso che fosse una nuova variante non è stato tenuto conto che tutta l’attività progettuale spetta all’Atps (Associazione temporanea di professionisti)».

«La variante firmata dall’attuale direttore dei lavori, l’ingegner Costantini - si legge nel ricorso -, è inerente una nuova soluzione architettonica della copertura dei settori nuova curva nord, nuova tribuna distinti e nuova curva sud nella porzione prospiciente il campo di gioco». Con la variante «veniva presentata anche la richiesta di autorizzazione paesaggistica semplificata». In prima battuta, l’ingegner Regni ha tentato la mediazione inviando al Comune una richiesta di annullamento in autotutela alla quale il Comune, lo scorso 18 dicembre, ha risposto negativamente. Da qui la decisione di presentare il ricorso al Tar. Ma non solo perché lo scorso 23 dicembre, lo studio Caforio ha depositato un nuovo esposto anche all’Autorità nazionale anticorruzione sulla presunta violazione della legge visto che «l’ente avrebbe legittimato dei professionisti operanti al di fuori delle procedure di evidenza pubblica».

Non è la prima volta che l’ingegner Regni ribadisce, in diversi sedi, questo concetto. Il professionista oltre a essere responsabile dell’Atps è il progettista dell’opera, mentre la variante alla copertura risulta «firmata da professionisti estranei alla procedura di gara. Questo fatto - insiste il legale - rappresenta un grave vizio procedurale che avrebbe dovuto indurre il Comune a non prenderla in considerazione». Ecco perché lo studio Caforio ha impugnato la variante: «Non si tratta di una variante ma di un nuovo progetto che impatta in modo sostanziale e rilevante nella ristrutturazione e riqualificazione dello stadio» insiste l’avvocato convinto che il Comune non avrebbe dovuto approvare la variante predisposta dal nuovo direttore dei lavori.

Nello stesso ricorso, l’avvocato Caforio ricorda che «l’Udinese calcio lo scorso maggio ha risolto unilateralmente i rapporti contrattuali con l’Atps e gli incarichi di direzione lavori relativamente ai lotti I, II, III, IV e VI dichiarando al tempo stesso di non voler risolvere l’Ati (Aassociazione temporanea d’impresa ndr) costituita tra la stessa società calcistica e l’Atps ricorrente. L’Atps quindi è rimasta titolare di tutta l’attività di progettazione in forza della procedura di evidenza pubblica, e non poteva essere altrimenti, in quanto al contrario si sarebbe dovuto procedere con lo scioglimento dell’Ati e il riavvio di una nuova procedura di evidenza pubblica per l’intero oggetto della gara, rimettendo in discussione anche l’affidamento del diritto di superficie per 99 anni dello stadio Friuli».

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