Contributi ridotti e classi a rischio, la protesta delle paritarie

UDINE. Il calo dei contributi per l’abbattimento delle rette delle scuole paritarie si ripercuote, anche quest’anno, sulle iscrizioni con una stima di almeno 4 classi in meno in provincia di Udine per il 2015/16 con il conseguente possibile rischio di un’ulteriore riduzione di circa venti posti di lavoro.
Le cinque classi perse l’anno precedente in provincia di Udine, sommate a quelle tagliate nelle altre province, hanno determinato un diminuzione di 98 occupati. La flessione degli importi messi a disposizione dalla Regione (legge 14/91) e liquidati dalla Provincia (incaricata delle istruttorie) nei mesi scorsi (962 beneficiari), è stata di oltre il 50 per cento sul contributo medio a famiglia, ma c’è chi riceveva fino a mille euro e ora si trova in tasca poco meno di 400 euro, una diminuzione in pratica di 2/3. La copertura del fabbisogno è passata dall'80,8% al 38,2%.
«Una flessione che sta mettendo in difficoltà molte famiglie che faticano a pagare le rette» denuncia il dirigente scolastico del Santa Maria degli Angeli di Gemona Gianluca Macovez, tra le scuole, a livello provinciale, con il maggior numero di iscritti per quanto riguarda elementari e medie. Ma la situazione che si ripercuote sui bilanci di diverse strutture. La differenza è sensibile specie per mamme e papà che, da un giorno all’altro, si ritrovano in cassa integrazione o a casa e quindi con budget limitatissimi ulteriormente erosi da minori quote di contributi».
Difficoltà che, in una decina di casi, già lo scorso anno, hanno determinato altrettanti ritiri dalla scuola «a dimostrazione che - rileva Macovez - un quantitativo di contributi non congruo, in molte situazioni, non mette i genitori nelle condizioni di scegliere liberamente privandoli di un diritto sancito dalla Costituzione». Quanto alle iscrizioni, continua Macovez «saremo costretti a ridurre da 3 a 2 le sezioni della scuola media».
Le scuole cercano di contenere le perdite senza rinunciare all’offerta dei servizi. Ma le difficoltà sono crescenti specie nelle realtà più piccole. La problematica interessa anche il Bearzi di Udine. «Per la primaria quest’anno sono arrivate solo 12 richieste mentre per “stare in piedi” il numero minimo è 20. Stiamo facendo sforzi importanti per soddisfare la necessità delle famiglie ma - spiega don Igino Biffi - c’è preoccupazione. Ci viene richiesto dall’Europa di allinearci agli standard, ma sulla difesa della libertà educativa e quindi sull’offerta delle scuole paritarie, l’Italia non tiene il passo. Il Bearzi, opera educativa attenta agli ultimi, si ritrova in difficoltà nell’aiutare le famiglie più bisognose. Non vogliamo comunque cedere».
«I contorni della situazione sono sempre più allarmanti - commenta l'assessore provinciale all'istruzione Beppino Govetto - e malgrado la questione sia stata posta all'attenzione della Regione, non abbiamo registrato al momento un interessamento approfondito sulla materia.
La Provincia, a fronte delle difficoltà di queste scuole che rischiano di diventare davvero quello che non sono e non vogliono essere, ovvero scuole per ricchi, dell'importanza dei servizi offerti e soprattutto della ferma volontà di difendere il diritto di libera scelta, rivolge un nuovo appello alla Regione: sia ripristinato un fondo congruo per le famiglie con figli iscritti alle paritarie e si consenta a queste scuole di poter svolgere con dignità il proprio ruolo considerando che rappresentano anche un notevole risparmio per lo Stato. 500 euro circa il costo allo Stato di un alunno delle paritarie a fronte dei 6 mila euro delle statali".
Già lo scorso anno si è attivato anche un "Comitato genitori per la libera scelta" che ha portato la questione all'interesse della Regione ma le aspettative ad oggi non sono state soddisfatte. «Auspichiamo che la politica regionale e nazionale - conclude Govetto - intervenga in tempi utili per evitare che la situazione venga ulteriormente compromessa» .
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