Contabilità irregolare e fatture false: ecco i nomi dei sei indagati per il crac milionario dell'impresa di costruzioni

Fra i quattro amministratori sotto accusa figura una persona coinvolta in due processi per reati con l’aggravante mafiosa 

FONTANAFREDDA. Si è chiusa con un crac milionario e sei indagati la gloriosa storia della Ceaf srl di Fontanafredda. Fondata nel 1966, l’impresa di costruzioni è stata venduta dai soci storici nel marzo 2015. Nel mirino della guardia di finanza di Pordenone i quattro amministratori, di fatto e di diritto, che si sono avvicendati al timone della Ceaf da quella data al fallimento, dichiarato il 26 ottobre 2018.

Figura come amministratore di fatto della società dall’11 ottobre 2017 all’8 marzo 2018 e poi diritto fino al crac il messinese Giuseppe D’Urso, 58 anni, che sta espiando a Poggioreale un cumulo pene di 6 anni e 10 mesi per bancarotta fraudolenta, ricettazione ed esercizio abusivo di attività commerciale, commessi fra il 1995 e il 2018 ed è imputato in due processi tuttora pendenti per reati con l’aggravante mafiosa.

Nel 2019 la sua società di Verona, Toro Bravo srl, che ha gestito la pizzeria Le Lanterne di Sacile, ha ricevuto dal prefetto l’interdittiva antimafia. Dall’inchiesta pordenonese sul crac di Ceaf, invece, non sono emersi elementi connessi al riciclaggio di proventi illeciti, né ipotesi di reato di tipo mafioso. D’Urso è stato denunciato dalla guardia di finanza di Pordenone per aver gestito la Ceaf nonostante fosse stato interdetto per 10 anni dalla corte d’appello di Venezia nel 2015 dall’esercizio d’impresa, come pena accessoria alla condanna.

La procura ha chiuso l’inchiesta sulla bancarotta di Ceaf. Hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini preliminari oltre a D’Urso anche gli altri tre amministratori Franco Maiestrello, 69 anni, di Lonigo, Roberto Ghizzardi, 51 anni, bresciano, Giorgio Manuzzato, 61 anni, di Sovizzo. A tutti e quattro gli indagati la procura ha contestato di aver compiuto operazioni di grave imprudenza per ritardare il fallimento, determinando un aggravio del dissesto per più di tre milioni di euro, di aver tenuto la contabilità in modo irregolare e di aver distratto risorse finanziarie e beni immobili a favore di altre realtà imprenditoriali, che facevano capo a vario titolo sempre agli stessi soggetti, per 1,9 milioni di euro (le distrazioni contestate a Maistrello e Manuzzato ammontano a 1,6 milioni).

Nei confronti dei quattro amministratori la guardia di finanza ha eseguito un sequestro preventivo per 804 mila euro. Lo ha disposto il gip Rodolfo Piccin l’anno scorso. L’importo corrisponde all’imposta ritenuta evasa in due anni tramite l’impiego di fatture per operazioni inesistenti (delle quali il curatore fallimentare Michele Da Ros non ha trovato riscontro). Ammontano finora a 3,6 milioni di euro, salvo domande ultratardive, le insinuazioni dei creditori nel fallimento, fra i quali figurano banche, fornitori e per 2,5 milioni l’Agenzia delle entrate.

Coinvolti nell’indagine anche una dipendente della Ceaf, Cristina De Santi, 50 anni, sacilese, alla quale la procura contesta di aver ricevuto un pagamento preferenziale di 21.705,80 euro dalla Ceaf srl per conto della Kira srls e un pensionato veneziano, Gualtiero Seggi, 72 anni, chiamato in causa per due false fatture, la prima emessa da Immobiliare pentagono srl di Concordia Sagittaria (5.237 euro), la seconda da Agia srl (45.800 euro).

Le difese stanno valutando la corposa mole di atti per pianificare le contromosse. L’avvocato Davide Druda per Seggi ha sottolineato che il suo assistito è totalmente estraneo ai fatti contestati, la fattura dell’Immobiliare è stata emessa quando era già uscito dalla società, quella di Agia sarebbe stata «artatamente posta in essere da soggetti che avevano un interesse contrario». L’avvocato Marco Antonio Dal Ben per Manuzzato ha sottolineato che il suo assistito «rivendica la propria buona fede per il lavoro svolto», ma non risponde dell’operato dei suoi successori e ha chiesto di essere interrogato per chiarire, poiché è persuaso di aver gestito in modo corretto e trasparente la società e di averla lasciata in buone prospettive. L’avvocato Marco Florit per De Santi valuterà all’esito di una lettura approfondita degli atti i prossimi passi.

L’avvocato Guglielmo Ventrone ha sottolineato che D’Urso rifiuta categoricamente ogni accusa di presunta vicinanza a clan di stampo mafioso o di reimpiego di proventi illeciti contestate in procedimenti tuttora pendenti mentre sull’indagine di Pordenone ha osservato come sia «indispensabile fare degli approfondimenti». Non è stato possibile invece raggiungere gli avvocati Luca Abele Magli (per Ghizzardi) e Andrea Rosa (per Maistrello). —


 

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